I
Kazea sono un trio svedese formatosi nell'estate del 2023 a Göteborg. La band è composta da
Jonas Mattsson (voce e chitarra) e
Rasmus Lindblom (basso e sintetizzatore), entrambi precedentemente membri degli
Orochen, insieme al batterista
Daniel Olsson, noto per il suo lavoro con gli
Hellsongs.
Il loro album di debutto, intitolato
"I, Ancestral" uscirà in questi giorni di marzo 2025 sotto l'etichetta
Suicide Records, e ci viene reso noto che è stato registrato e mixato da
Ulf Blomberg, e masterizzato da
Magnus Lindberg dei
Cult Of Luna. Il disco, inoltre, vede la partecipazione di ospiti al microfono come
Gina Wiklund (
Black Birch,
GASP) e
Oskar Tornborg (
Wormwood,
Circular Ruin).
La musica presentata dagli svedesi in
"I, Ancestral" si dispiega come una fusione potente di Post-rock, Neofolk e Sludge metal, fortemente affine ai
Neurosis (era
"Times of Grace", "A Sun that Never Sets" e "The Eye of Every Storm" – '99,'01,'04) e ovviamente ai
Cult of Luna, riuscendo a profilare inni oscuri e viscerali dove si esplorano temi come l'eredità, il dolore e la redenzione, assumendo, non infrequentemente, tonalità che si protendono verso il chiarore diafano dell'etere.
È un ascolto sicuramente più immediato e leggero rispetto a quello delle due formazioni da noi sopracitate, non tanto perché di bassa qualità, bensì poiché sfrondato di alcune soluzioni musicali che generalmente, in simili territori, si protraggono, ripetendosi ciclicamente, ben più a lungo, consegnandoci dunque i
Kazea otto brani intensi che si risolvono in dimensioni sonore più condensate.
All'agevole fruizione del prodotto contribuiscono inoltre molteplici dinamiche ai limiti del Post rock assai orecchiabili, dove comunque viene pur sempre preservata una certa vena sperimentale, la quale assume texture tra lo psichedelico e l'industriale, su un telaio che, di base, è bene specificarlo, resta posizionato su uno sfondo di matrice Sludge/Doom, sporcato da un alone oscuro che sporadicamente assume parvenze Black, pur venendo quasi subito soppiantato da misteriosi e avvolgenti immaginari ascetici – veri punti di forza dell'opera.
"I, Ancestral" non è un capolavoro ma rappresenta un ottimo esordio, mostrandosi munito di tutte quelle credenziali suggestive a cui ogni amante di questa specifica tipologia di musica anela.
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