Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:35 min.
Etichetta:Apollon Records

Tracklist

  1. BEYOND THE HORIZON
  2. THE BLADE
  3. KRYPTONOMICON
  4. YOU AND I
  5. FROM BELOW
  6. LOST AT SEA
  7. THE GALES

Line up

  • Vegard Bachmann Strand: guitar, vocals
  • Odd Erlend Mikkelsen: guitar, vocals
  • Evind Standal Moen: bass
  • Amund Nordstrøm: drums

Voto medio utenti

Il terzo album dei norvegesi Kryptograf dimostra che pur rimanendo assolutamente fedeli al proprio credo artistico si può “progredire”, rendendo ancora più credibile e “peculiare” la proposta musicale.
Una considerazione che assume un valore piuttosto rilevante, dal momento che stiamo parlando di suoni “classici”, riconducibili allo psych-hard-rock, al doom e allo stoner, tutta “roba” piuttosto rigorosa nei suoi tratti essenziali.
Chiamarla “evoluzione” può sembrare quasi iperbolico, eppure “Kryptonomicon” si rivela in effetti un disco ricco di spunti eterogenei, intelligente e dinamico nella gestione delle varie componenti sonore nonché capace, sebbene senza lo stigma dell’innovazione tout court, di distillare in maniera molto intrigante influenze musicali altrettanto disciplinate.
È sufficiente ascoltare “Beyond the horizon” per rendersi conto di come hard-rock, psichedelia e ceselli chitarristici in stile NWOBHM nelle mani del quartetto di Bergen riescano ad intersecarsi in maniera convincente e intraprendente, sfociando subito dopo nell’incalzante e tortuosa “The blade”, una specie di fusione tra Sabs e Budgie di notevole suggestione.
Lo psych-blues della title-track procede spedito ad evocare la “storia” del genere con una certa verve, la stessa rilevabile in “You and I” che aggiunge scorie punk e grunge (qualcosa tra Foo Fighters e Queens of the Stone Age) ad un impasto sonico che con “From below” rimesta nelle spire dello stoner / doom con un approccio alla materia vagamente progressivo.
Le distorsioni liquide e frastagliate di “Lost at sea” alimentano davvero l’immagine di un “acido naufragar”, mentre con “The gales” il navigatore si trova trasferito in un bozzolo dalle pulsazioni fluorescenti, squarciato da ribollenti e incombenti vortici elettrici.
In epoche di diffuso e scrupoloso riciclaggio, tentare di combinare in maniera immaginosa i sacri dogmi è certamente un proposito apprezzabile, in grado di porre i Kryptograf tra le formazioni già parecchio stimolanti e che, con un piccolo ulteriore “sforzo”, potrebbero dare un senso veramente compiuto e pregnante al concetto di “tradizione rivisitata”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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