Questo disco è fuori dal mondo.
La conclusione epica di una saga bellissima, con tanto di scena madre e clamoroso twist post-credits, il tutto incastonato in un’opera che definire metal è riduttivo. “
Artifex” è l’ultimo parto degli
Ancient Bards, la creatura di Daniele Mazza che torna dopo sei anni per chiudere il cerchio e donare al mondo un monumento alla Musica, all’amore, alla dedizione, alla fatica, alla creatività più pura ed inalterata. 42 elementi di orchestra in un mondo di plugin, composizioni sinfoniche che trascendono il genere, ballad e sfuriate in blast beats, ed un symphonic power metal stellare su cui svetta la voce inarrivabile di
Sara Squadrani. Ma non di sola Sara vive questo mostro di disco: ogni singolo musicista coinvolto, dal funambolo
Pietronik ad una sezione ritmica strabiliante, da Bertozzi con i suoi growls (non solo i suoi, ad un certo punto salta fuori pure Mark Jansen degli Epica!), dalle ospitate di Francesco Cavalieri e Simone Mularoni, quest’ultimo peraltro anche dietro al mix di questo lavoro complessissimo e multisfaccettato.
Ma, ripeto. Questo non è un album, è un film, con la sua colonna sonora ed una storia avvincente, commovente, fatta per essere letta e ascoltata allo stesso tempo. Non mi sognerei mai di fare un track-by-track, sarebbe una bestemmia ed una mancanza di rispetto ad un lavoro concepito come un’opera unica, che come tale va esperito. Non aspettatevi, però, il ‘solito’ disco symphonic power alla Rhapsody; gli Ancient Bards sono andati oltre, ormai, componendo per la storia, quasi fosse una colonna sonora, con momenti serratissimi e pennellate di due note, lungo il dipanarsi di una vicenda che ha dell’incredibile.
Mai come stavolta, non credetemi, non fidatevi di me. Andate a verificare, ascoltate, guardate, leggete cosa è “
Artifex”, ascoltate le ultime note che si legano a “The Birth of Evil”, perfetto
ouroboros, e forse anche voi, come il sottoscritto, ritroverete un briciolo di speranza nella nostra musica preferita, che non può che rinascere e fiorire grazie a sforzi come questo, un lavoro di lacrime e sangue, un’opera unica. Una grande applauso a Daniele, che ha immaginato mondi e li ha messi su un pentagramma, un applauso ad una band che, data quasi per morta, è tornata a prendersi di prepotenza il posto che le spetta. Capolavoro.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?