Black Metal offensivo, agghiacciante e diretto. Il terzo e ultimo capitolo di una trilogia che include "Sowing with Salt" e "Justice". Il primo album degli Hate Forest con batteria dal vivo.
Moscovia delenda est.

Lo stringato comunicato di presentazione della Osmose Production riesce, più di mille parole, a descrivere cosa sia il nuovo lavoro di Roman Saenko.
Nessun fronzolo e nessuna concessione alla melodia: quello degli Hate Forest è purissimo Black Metal nella sua forma più intransigente, animato, nel caso specifico, dall'odio per il nemico (astenetevi dal giudicare) e reso sublime da un talento che pochi, pochissimi, posseggono per un suono così estremo e, in apparenza, privo di anima.
"Against All Odds" inizia feroce, non si ferma mai, sibila maligno, vomita su di noi disprezzo ed orrore di chi vive l'orrore, rade al suolo la miseria umana come le bombe le case, dipinge, straziandola, una tela di colori neri e grigi, sublime nella sua bellezza ed allucinante nella sua insopportabile crudezza.
Questo è la musica del vento fetido.
Il suono dell'orgoglio e della forza di chi non si può piegare.
L'odio assassino di una macchina famelica di morte.
Rappresentazione, magistrale, di un estremismo sonoro ispirato nel profondo, epico, ghiacciato e brutale.
Non possiamo parlare semplicemente di musica: Hate Forest è la voce di una nazione intera che soffre per la scelleratezza di pochi, è la voce del disgusto, quella della mancanza di un qualunque dio e del suo fantomatico perdono.

Saenko è un genio.
Hate Forest è odio.
Noi non siamo niente.
Album clamoroso.