Copertina SV

Info

Past
Anno di uscita:1969
Durata:36 min.
Etichetta:Elektra

Tracklist

  1. RAMBLIN’ ROSE
  2. KICK OUT THE JAMS
  3. COME TOGETHER
  4. ROCKET REDUCER NO.62 (RAMA LAMA FA FA FA)
  5. BORDERLINE
  6. MOTOR CITY IS BURNING
  7. I WANT YOU RIGHT NOW
  8. STARSHIP

Line up

  • Rob Tyner: vocals
  • Wayne Kramer: vocals, guitar
  • Fred “Sonic” Smith: guitar
  • Michael Davis: bass
  • Dennis Thompson: drums

Voto medio utenti

Verso la metà degli anni ’60 Detroit è la metropoli più politicizzata degli Stati Uniti. E’ la città industriale per eccellenza, grigia, soffocante, piena di contrasti sociali e quartieri dormitorio per gli operai, che sono la parte più consistente della cittadinanza. Molti la chiamano “motor city madhouse”, lì ci sono gli enormi stabilimenti della Ford e della General Motors che ogni mattina inghiottono centinaia di migliaia di lavoratori per schierarli alla catena di montaggio. E’ un posto violento, le contestazioni studentesche contro la guerra in Vietnam sono sfociate più volte in scontri di guerriglia urbana contro la Guardia Nazionale, e lo stesso è capitato con le esplosioni razziali che infiammano i quartieri ghetto abitati dalla gente di colore.
Questo contesto non può non influire anche su questioni di contorno, ma ugualmente importanti, come lo sviluppo della musica rock. La gioia, la spensieratezza, l’ottimismo, la natura danzereccia del rock’n’roll di Jerry Lee Lewis stà velocemente scomparendo, sostituita da un atteggiamento aggressivo, elettrico, duro, nervoso, rumoroso, molto più adatto a fungere da colonna sonora di tempi altrettanto duri e difficili.
A Detroit c’è una piccola band che si esibisce nei locali frequentati dagli attivisti studenteschi, e chi ha partecipato ai loro concerti parla di una musica brutale, sferragliante, qualcosa che non si è mai sentito da quelle parti. Si fanno chiamare Motor City Five, abbreviato Mc5.
John Sinclair, giornalista locale ma soprattutto personaggio di spicco delle White Panthers, organizzazione militante dell’ultrasinistra Americana, si offre di fare il loro produttore e procura un contratto con l’Elektra.
Nell’autunno del 1968 gli Mc5 effettuano un paio di serate casalinghe che vengono registrate. Da questi nastri nasce “Kick out the jams”, uno dei primi albums a potersi fregiare con ragione della definizione di hard rock. Un disco di culto per intere generazioni di rockers e più avanti anche di punks, conquistati dalla sua emissione di energia grezza ed abrasiva, una furia senza compromessi, esaltata, rabbiosa, ostile.
Il disco contiene perle storicamente indimenticabili, oltre il celeberrimo inno che dà il titolo al lavoro ricordiamo la cadenza torrida e pesantissima di “I want you right now”, le proto-metalliche “Ramblin’ rose” e “Rocket reducer no.62”, il rockblues stravolto e infuocato “Motor city is burning”, la strepitosa jam psycho-hard “Starship” versione allucinata di un brano di Sun Ra, ed infine la cupa “Borderline” già pubblicata come singolo l’anno precedente, che deve aver influito non poco sulle trame taglienti ed oscure dei primi Blue Oyster Cult.
Ascoltato oggi, a più di trent’anni dalla sua realizzazione, “Kick out the jams” non ha nulla di preistorico o di comicamente primitivo, anzi chi segue con interesse formazioni come The Glasspack o 500ft of Pipe, eredi attuali di quello spirito ferocemente hard, lo troverà assolutamente attuale e realistico.
Peccato che le idee politicamente estremiste della band di Detroit abbiano accorciato drasticamente la loro carriera. Osteggiati dalle autorità governative, massacrati dalla critica importante, boicottati e poi scaricati dalla casa discografica, addirittura evitati da alcuni colleghi, gli Mc5 nonostante il buon successo di pubblico del loro debutto furono costretti ad ammorbidire il tiro e ad abbassare i toni provocatori. Due seguiti niente più che mediocri, “Back in Usa” (1970) e “High time” (1971), orientati sul rock’n’roll classico che non convinsero affatto i fans della prima ora, e la sparizione del produttore Sinclair mente occulta e motivatore del gruppo, arrestato per droga, portarono allo scioglimento nell’inverno ’71.
Nessuno è in grado di sapere se gli Mc5 sarebbero stati in grado di eguagliare o superare quella memorabile prima prova, resta il fatto che il tempo per farlo non gli fu concesso e a noi non rimane che ricordarli per questo fondamentale e seminale disco.

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 giu 2015 alle 11:19

Commovente sfregio ai sotterranei di quel tempo,slide elementari taglienti come registrarono avevano qualcosa da affermare un affresco ostico e angosciato.suona industrial/noisy piu' che concentrato al punk rock'n'roll mai limpido recitazioni di loro stessi spettinati capelloni macchine meno simpatiche infantili.Probabilmente la sfida era questa

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.