Gli svedesi
Lord Belial, perlopiù sconosciuti agli extreme metallers di livello medio, sono tra i pochi gruppi ad aver realmente dato un contributo valido a quella forma di Black metal melodica situata nella terra di confine con il Death dopo l'uragano
Dissection: penso ad album splendidi come
"Kiss the Goat (Sic Transit Gloria Mundi)" (1995) o
"Enter the Moonlight Gate" (1997); ma comunque sia tutta la lunga discografia dei
Lord Belial risulta molto solida, seppur affetta da una certa ripetitività stilistica.
Gli svedesi si riaffacciano sulla scena proprio in questi giorni di fine giugno 2025 con il loro decimo full length – a distanza di tre anni dal valido
"Rapture", disco perfettamente aderente alle coordinate di base della band –
"Unholy Trinity", rilasciato nuovamente sotto il patrocinio della
Hammerheart Records.
I
Lord Belial ci restituiscono intatta la loro proposta classica presentandoci un Black metal furioso, ben amalgamato con melodie Death tipiche del Gothenburg sound, e un piglio Thrash devastante che si sposa con una serie di hooks messi in campo sia nel guitarwork che nelle linee vocali, contribuendo così a rendere l'insieme molto ear catcher — penso per esempio, ma non solo, a tracce come
"Ipse Venit".
I poco meno di 50 minuti di musica proposta dagli scandinavi si strutturano su nove brani ben congegnati contenenti molteplici articolazioni sonore che li rendono, nonostante la loro tutto sommata facilità di assimilazione, assai interessanti, oltre a essere in grado di riproporre una certa attitudine sonora violenta e seminale, nonostante le numerose aperture armoniche — tutto ciò è garantito anche da una produzione che, seppur appare al passo con i tempi, confeziona suoni asciutti e ruvidi.
Se si vuol trovare un difetto a
"Unholy Trinity" questo è da ravvisarsi in una certa caduta su lidi compositivi leggermente scontati in alcune song della seconda metà della tracklist, come le melodiche
"Scornful Vengeance", e
"The Great Void", che potrebbero benissimo essere state parte del repertorio dei
Dark Tranquillity delle loro fasi più stanche. Cosa che per esempio non avviene nella convincente
"Serpent's Feast", contraddistinta da un alone mistico sacrale assai ammaliante.
In ogni caso, tenendo conto di quanto ho fin qui esposto,
"Unholy Trinity" rappresenta senza dubbio l'ennesima riconferma della grande caratura artistica dei
Lord Belial:
acquisto consigliato senza tanti indugi.
Recensione a cura di
DiX88
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