Impetuosi, impulsivi, sgraziati, travolgenti e sprezzanti (come piace a noi); ecco a voi gli esordienti
Morbyda, da Lipsia che, dal nulla, tramite la sempre attenta
Dying Victims Productions, sfoderano un debutto esplosivo, intitolato
Under The Spell.
La proposta dei tedeschi consiste in un assalto sonoro senza mezzi termini; un sound abrasivo, che va dritto all'obiettivo senza fare prigionieri, basandosi su uno speed metal (con influenze, tanto thrash, quanto NWOBHM) dal taglio decisamente luciferino, impregnando di oscura malvagità tutto ciò che incontra lungo il suo cammino.
L’attenzione si catalizza immediatamente attorno alla figura del cantante-chitarrista
Mogli, dotato di un timbro poco incline alla melodia, ma anzi, molto acido, che conferisce un’ulteriore dose di perfida ferocia al disco. Non sono da meno nemmeno gli altri musicisti, a partire dal secondo chitarrista
Julez che, dal canto suo, si rende protagonista di assoli e riffs assassini, mentre
Antonio Martinez al basso e
Joris alla batteria, tengono dei ritmi forsennati, senza concedere mai un attimo di tregua al padiglione auricolare dell’ascoltatore.
Le 8 tracce attraverso cui si snoda
Under The Spell, sono un concentrato di cruda furia musicale, dalla profetica opener
Evil, sino alla conclusiva
Morbid Ways Of Dying, passando da brani fomentanti e schizofrenici, come
Mother Of Decay,
Open The Gates Of Fire o
Sacrifice, ad altri che curano maggiormente l’aspetto tecnico-melodico, pur conservando e mantenendo inalterato il loro taglio maledettamente velenoso; ne sono un esempio concreto
Turning The Wheel Of Steel o
Under Her Spell, composizioni che comunque, alla distanza, deflagrano nella consueta sferzata di cupa veemenza.
Stupiscono inoltre le doti di scrittura di una band totalmente esordiente che, pur non inventando nulla, riesce a conciliare abilmente l’aspetto dell’aggressività (il cui livello di intensità rimane sempre elevato) e quello della musicalità, decisamente in secondo piano, ma presente.
Under The Spell è una sferzata di sana irruenza primordiale, che probabilmente potrebbe anche essere definito come un disco grezzo, attribuendo tuttavia a tale termine, un’accezione assolutamente positva, riconoscendogli una purezza di spirito che oggi, anche nel nostro settore, si percepisce assai raramente.
Perciò, con questo sorprendente esordio, i
Morbyda ci regalano un lavoro assolutamente GENUINO e di ottima fattura che va indiscutibilmente premiato, un album dalla produzione leggermente sporca (per sottolineare ulteriormente la crudeltà del proprio stile compositivo), in cui la band riversa la propria natura bellicosa e insofferente, senza alcun timore reverenziale, per cui...avanti cosi, dritti per la propria strada, incuranti di critiche gratuite, senza guardare in faccia niente e nessuno!
Per la serie: “
PEACE, LOVE AND...FUCK YOU ALL”