Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2025
Durata:45 min.
Etichetta:Agonia Records
Distribuzione:Agonia Records

Tracklist

  1. LIFE, DISCONNECTED
  2. VOID WITHIN
  3. NONEXISTENCE
  4. STILL NIGHTS
  5. TALK TO YOUR SLEEP
  6. EMBRACE THE CHASM
  7. NO LESS THAN DEATH

Line up

  • Ken Sorceron: Vocals, Guitars
  • John Porada: Bass
  • Vance Valenzuela: Guitars

Voto medio utenti

Con "A Void Within Existence" – rilasciato in questa seconda metà di luglio 2025 tramite la Agonia Records – gli statunitensi Abigail Williams tagliano il traguardo del sesto full-length.
Gli americani presero le mosse con un Black metal dai tratti sinfonici molto debitore agli Emperor benché dal taglio moderno e frequentemente assai melodico, per poi evolvere in situazioni ancora più attuali e dissonanti spesso stemperate da dinamiche melodiche Post-black — si prenda ad esempio di quanto appena affermato il precedente "Walk Beyond the Dark" (2019).

Qui, con "A Void Within Existence", gli Abigail Williams proseguono sulla medesima scia bensì su una direzione più dura ed iconoclasta, dove le dissonanze assumono tonalità crude e si incrociano con alcuni sentori Avantgarde/Industrial ben sostenuti da una produzione moderna, spalmati su strutture mastodontiche e dilatate in chiave Progressive. Vengono richiamati alla memoria un po' alcune soluzioni dei progetti di Alcameth (Nightbringer, Bestia Arcana, Aoratos, Akhlys); in cui comunque si ricavano squarci i frangenti armonici caratteristici del gruppo, con le strutture post che, talvolta, vengono accompagnate da clean vocals alternanti temperamenti passionali ad altri più sacrali ed eterei, che ben si sposano con paesaggi atmosferici, in cui personalmente ho avuto l'impressione di avere a che fare con partiture sulla scia dei Deafheven e, altresì, perfino dei Panopticon. Mentre in altre soluzioni sempre easy listening, ma dall'impronta sperimentale, l'influsso dei Nachtmystium si avverte abbastanza chiaramente – d'altronde 2/4 della line-up ha avuto a che fare con la band di Blake Judd.

Il sesto capitolo lungo degli Abigail Williams è un ottimo prodotto capace di emozionare nei momenti più languidi, e al contempo di suscitare emozioni di magniloquente nichilismo negli squarci più violenti; tuttavia ritengo che gli statunitensi debbano ancora trovare con tutta certezza il fulcro su cui far ruotare la propria musica e, soprattutto, la propria cifra identitaria.

Recensione a cura di DiX88

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