Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:49 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. ULTRA MOTION
  2. TORN
  3. LUNATIC ASYLUM
  4. STRIKER
  5. RITUAL
  6. PRIME TIME KILLING
  7. THE BLACKEST DAY
  8. NOTHING TO ME
  9. FIRE POWER
  10. COLD BLOODED

Line up

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A volte il destino gioca proprio brutti scherzi. Non è più un segreto per nessuno che il thrash stia riguadagnando la popolarità perduta verso la metà degli anni ‘90: i recenti successi di leader come Kreator, Sodom e Destruction, dimenticati dai più fino a qualche tempo fa ed ora tornati prepotentemente sulla scena valgono più di un fiume di parole. Anche gli Stati Uniti, territori off limits per tutto ciò che concerne il metal, non si stanno dimostrando insensibili a questo riflusso; il Thrash Of The Tytans e svariati altri festival di questo genere spopolano (sempre nei limiti dell’underground, è chiaro) da una costa all’altra del continente proprio mentre voi leggete questa recensione… e cosa ne rimane di quei gruppi che hanno contribuito a rendere grande questo movimento? I canadesi Annihilator, gli autori di capolavori come “Alice In Hell” e “Never Neverland” per chi fosse vissuto su Marte fino all’altro ieri, sono recentemente tornati alle radici prima con il tiepido “Criteria For A Black Widow”, caratterizzato dalla particolare performance del singer originale Randy Rampage, e poi con il mediocre “Carnival Diablos”, che aveva visto avvicendarsi dietro il microfono l’ex chitarrista degli Overkill (e singer dei Liege Lord) Joe Comeau, un disco veramente troppo eterogeneo e privo di un vero e proprio filo conduttore. “Waking The Fury” è il nuovo capitolo della vasta discografia del combo canadese e probabilmente, a livello musicale, uno dei migliori episodi griffati Annihilator pubblicati negli ultimi anni: dalla furiosa opener “Ultra Motion”, deliziosamente retrò, alla conclusiva “Cold Blooded”, non c’è un brano che accusi un vistoso cedimento o che non valga la pena di ascoltare, pur senza arrivare agli eccelsi livelli del passato. La performance del corpulento singer si rivela finalmente convincente e dotata di una certa personalità rispetto al disco precedente, degnamente supportata da ottime song che rivelano influenze di prima importanza come Megadeth, Metallica e Slayer, fantasmi sempre presenti nella mente (e nella mano) del leader Jeff Waters. Un’ottima notizia quindi, se non fosse che “Waking The Fury” si presenta con una delle peggiori produzioni che abbia mai sentito da una band di un certo rilievo, specialmente per quanto riguarda il ridicolo suoni di chitarra, “zanzaroso” ed impastato, un vero affronto all’abilità di Jeff Waters. Non sembrano esserci ragioni valide a supporto di questa scelta suicida che lesiona in maniera grave l’intero disco, rendendolo fastidioso all’udito e quindi poco godibile; un vero peccato non poter godere appieno del lavoro degli Annihilator ora che la band sembra finalmente aver ritrovato il giusto equilibrio fra passato e presente; l’ennesimo treno perso da una band che negli ultimi tempi ha raccolto troppo poco rispetto a quanto seminato.
Recensione a cura di Francesco 'HWQ' Bucci

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