Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2025
Durata:60 min.
Etichetta:Antiq Records

Tracklist

  1. THE FOREST AND THE ARRIVAL
  2. SHAATAUNOAR
  3. ENTRANCE
  4. GUARDS ROOM
  5. CORRIDOR
  6. STAIRCASE
  7. HUNTING ROOM
  8. TAPESTRY
  9. CHAMBER
  10. WARDROBE
  11. ATTIC – LABORATORY
  12. TELEPORTER
  13. KITCHEN
  14. GARBAGE DISPOSAL
  15. CELLARS
  16. GARDENS

Line up

  • Hyver: guitars, synths
  • Erroiak: bass
  • Summum Algor: drums

Voto medio utenti

Il nuovo album dei francesi Hyver è un concept molto particolare: "Shaâtaunoâr" è, infatti, una sorta di gioco in cui, nei panni di un eroe in missione per trovare una via di fuga, l'ascoltatore potrà scegliere il suo percorso per uscire dal labirinto di un oscuro castello passando di traccia in traccia, o skippando le tracce stesse, sulla base delle indicazioni che a ogni bivio (deliziosi interludi recitati) narrano la storia, con le voci di Virginie Ropars (versione inglese) e David Thiérrée (versione francese).
Una volta entrati in una stanza (ovvero in una canzone), la musica si trasforma, di volta in volta, in una fusione feroce ed epica di Dungeon Synth e Black Metal in grado di creare una atmosfera maligna ed affascinante allo stesso tempo.

Indubbiamente si tratta di una formula "particolare" che richiede capacità di ascolto ed impegno, una formula che, musicalmente, ci consegna gli Hyver in ottima forma poiché la loro proposta, dai chiari contorni folk / medievali, risulta ben congegnata negli arrangiamenti ed ottimamente in bilico tra melodie di largo respiro ed oscure sferzate, in un fluire ribollente di note affilate, fiabesche e magniloquenti che piaceranno molto agli estimatori dell'estremo dai connotati battaglieri e misteriosi, come a tutti coloro i quali amano le storie ben raccontate nella loro ricchezza di segreti ed incantesimi.
"Shaâtaunoâr", che ha una importante durata di un'ora, è un lavoro di Black Metal melodico dal grande respiro, certamente lontano dal mainstream, innervato di ottime armonie e decisamente devastante quando il concept lo richiede, così come intelligente nei momenti più ragionati e "gloriosi" dove il pathos epico prorompe in tutta la sua forza andando a convogliare, in una colata di metallo fuso, strumenti "antichi", brutale elettricità e vocals acide o stentoree per un risultato complessivo di pregio e decisamente affascinante nella sua essenza priva di luce.
Di fronte ad un album come questo, in cui musica, immagine e storia sono unite indissolubilmente, l'unico obiettivo del "povero" ascoltatore sarà quello di uscire vivo dal castello, facendo le scelte giuste: ne sarete capaci?
In ogni caso, vi auguro di vivere una grande avventura...
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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