E' del 1987 il debutto discografico dei Toxik, la geniale creatura del poli-strumentista Josh Christian; ma la storia della band va fatta risalire a qualche anno prima, quando Josh e il cantante Mike Sanders suonavano assieme nei Tokyo, prima di accorgersi di come le cose non funzionassero a meraviglia. I due decisero allora di rivoluzionare tutto, fecero l'ultima live performance nel luglio del 1986 e sciolsero la band, per dare subito dopo il via ad una nuova avventura, con una fresca line-up. Assieme al drummer Tad Leger e al talentuoso bassista Brian Bonini, Sanders e Christian fondarono infatti i Toxik, che registrarono subito un demo passato alla storia, oggi introvabile, e approdarono al contratto Roadrunner Records nell'estate del 1987. Una carriera fulminea che li lanciò immediatamente tra i grandi della scena thrash di quegli anni, grazie anche alla partecipazione a festival di alto spessore dopo l'uscito del debutto discografico.
In un panorama thrash costellato di miriadi di bands, molte buonissime ma prive di particolare originalità, i Toxik seppero imporsi grazie al proprio sound tecnico e completamente personale, basato sui virtuosismi chitarristici di Josh Christian, autore di quasi tutte le musiche e i testi, alle strutture inconsuete ed eccentriche vicine al techno-thrash, e alla voce personalissima di Mike Sanders, un singer ad un primo ascolto fastidioso e irriverente nelle proprie sempre acute tonalità, che però si adatta alla perfezione allo stile dei Toxik. Cresciuto nel mito di Bon Scott, tanto che dal vivo ne era praticamente un clone per quanto riguardava mosse e atteggiamenti, il buon Mike fu malamente accolto dalla critica al punto che che lo stesso Josh Christian si rese conto della necessità di una sostituzione, e per il successivo "Think This" assoldò Charles Sabin.
Ciò nonostante, "World Circus" resta ancora oggi un disco eccellente, a mio avviso il migliore della pur breve carriera dei Toxik, nonché il più personale ed innovativo. Si apre con la intensa "Heart Attack", song ben rappresentativa della proposta musicale dei quattro: voce altissima, refrain thrashy d'impatto, chitarrismi esasperati, singolari strutture e un basso rigorosamente plettrato autore di partiture sorprendenti ed estrose. Il punto di forza dei Toxik è la capacità di unire soluzioni tecnicamente incredibili ad un gusto inarrivabile nelle melodie, mettendo, come si suol dire, la tecnica al servizio della musicalità; ad eccezione, infatti, di qualche sviolinata fine a sé stessa, la chitarra del sovrumano Josh Christian si lancia in soli dal pathos incredibile, grazie soprattutto al magistrale ed escusivo utilizzo della leva, come nel solo finale della ottima "Social Overload".
Per quanto riguarda le tematiche trattate siamo nel campo della denuncia sociale: dalla forte critica allo stile di vita occidentale (ome sarà anche nel successivo "Think This") alla preoccupazione per lo sviluppo del nucleare (come si evince dalla bella copertina di Ed Repka e dalla stessa title-track). L'unico episodio che si distacca da ciò è la opener "Heart Attack", che guarda caso è l'unica a non avere il testo incluso nel coprivinile interno (l'unica scritta sotto al titolo di "Heart Attack" è: "You Figure it Out."). I Toxik di "World Circus" passano dallo speed della opener al mid-tempos heavy tout-court di "Pain and Misery", dai ricercati claustrofobismi di "Voices", ai terreni a cavallo tra thrash, techno--thrash e speed metal della title-track "World Circus", indubbiamente l'episodio migliore del disco.
Un disco, insomma, spettacolare, che non ha cali qualitativi e che vanta canzoni tutte sullo stesso (altissimo) livello; dopo solo qualche ascolto distratto la voce di Sanders potrà sembrarvi indisponente e fastidiosa, ma una volta entrati nell'ottica dell'album vi giuro che troverete il suo cantato semplicemente perfetto per i Toxik.
Con il seguente "Think This" la band resterà all'incirca sulle stesse coordinate artistiche, accentuando però la componente thrash con ritmiche più rocciose, e sostituendo, come detto, il cantante Mike Sanders con Charles Sabin, indubbiamente più preparato tecnicamente; fu una scelta che accontentò molti, ma che, a mio avviso, fece perdere alla band quel sound personalissimo ed caratteristico del debutto a favore di una proposta più appetibile sul piano commerciale. Ad oltre un decennio di distanza, i Toxik restano comunque una band estrosa e geniale, sia su disco che dal vivo, dove si mostrò sempre impeccabile dal punto vista esecutivo, nonostante il livello altissimo di difficoltà tecnica dei brani. Assolutamente una band da conoscere e amare alla follia.
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