Se ci fosse una “giustizia”, i
Bad Rain dovrebbero avere lo stesso
appeal di Alter Bridge, Black Stone Cherry e Shinedown e invece ho l’impressione che non siano in moltissimi a conoscere la loro considerevole statura artistica.
Forse ho un po’ “esagerato”, trattandosi di una
band al debutto discografico, ma temo che anche l’
hype riservato ai migliori esordienti (seppur, a quanto pare, forti di una certa esperienza nel settore …) non sia doverosamente concesso ad una formazione che con questo “
Louder than words” si candida come una delle eccellenze emergenti dell’anno in fatto di “hard-rock moderno”.
E allora proviamo ad esplicitare tale entusiasmo attraverso dati “oggettivi”, a partire dalla voce di
Zoran Misic, un’autentica delizia per gli apparati uditivi di tutti gli estimatori di
Chris Robertson,
Nathan James e
Myles Kennedy.
Tra le fonti ispirative del valoroso cantante croato ci sono dunque anche
David Coverdale e
Chris Cornell, ma il carisma con cui sono trattati due dei principali campioni della fonazione modulata degli anni ottanta e novanta lo avvicina proprio ai loro migliori eredi contemporanei.
In questo modo introduciamo anche il
songwriting del gruppo tedesco, davvero brillante nel combinare la tradizione del
rock duro con le sue evoluzioni successive, compreso quel
grunge tanto odiato eppure così importante per la “conservazione della specie” fino ai giorni nostri.
In “
Louder than words” (Soundgarden-
esco anche nel titolo …) non troverete un solo momento di stanca o d’interlocuzione espressiva, ed è sufficiente il primo contatto con “
High and above” per apprezzare la tensione melodica su cui viene sviluppato un brano dalle imponenti pulsazioni sensoriali.
“
Room to breathe” svela il lato più “conservatore” dei
Bad Rain, dipanato tramite una guizzante fusione tra AC / DC e Whitesnake, e rivelazione analoga la riserva una
title-track che, però, per conquistare l’astante stavolta punta sulla virile passionalità dell’
hard-rock blues.
Il
groove denso di “
Chasing the sun” e di "
Kingdom” riesce a far convivere Soundgarden, Thunder e
Glenn Hughes e sono ancora le scosse di puro ardore
Serpentesco di “
Your chains” e "
Afterlife” a procurare un brivido di soddisfazione ai cultori del genere.
“
Twisted love” aggiunge con classe innata i Deep Purple alle suggestioni d’ascolto, e se la scorbutica “
Heartattack” è forse il pezzo più
grungiarolo (con barlumi di My Sister’s Machine e Alice In Chains) del lotto, “
Black and gray” è da considerare, fatte le debite proporzioni e con un pizzico di gusto per l’iperbole, la “
Soldier of fortune” dei
Bad Rain.
Mettere d’accordo diverse generazioni di
fans dell’
hard-rock non è un’impresa agevole e prevede la presenza armonizzata di dosi consistenti d’ispirazione, competenza, cultura e vitalità … tutta “roba” che troverete in “
Louder than words”, che così finisce di diritto tra le grandi sorprese musicali del 2025.
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