Copertina 8

Info

Anno di uscita:2025
Durata:47 min.
Etichetta:Magnetic Eye Records

Tracklist

  1. CANYONS
  2. HUNTER'S MARK
  3. ARCHON
  4. LESSER GODS
  5. BEHOLDER I: DOWNFALL
  6. ARCHIVIST
  7. SCEPTER AND SCYTHE
  8. MELCHOR'S BONES
  9. THE OBSERVATORY
  10. BEHOLDER II: LABYRINTH

Line up

  • Tom Polzine: guitar, vocals
  • Zach Wheeler: drums, vocals
  • Sebastian Baltes: bass, vocals
  • Adrian Lee Zambrano: guitars, synthesizers
  • Kim Wheeler: additional synths and EWI on “The Observatory”
  • Adam Nohe: additional percussion on “Beholder I: Downfall”

Voto medio utenti

Ascoltando “Crucible & ruin” sembra quasi che gli Howling Giant abbiano accolto i consigli che avevo esplicitato nella disamina del precedente “Glass future”.
Ovviamente non ho la “presunzione” di credere di aver veramente contribuito agli affinamenti espressivi del nuovo album degli americani, e piuttosto sono propenso a ritenere che l’operazione di “asciugatura” del loro songwriting sia il risultato della crescita naturale di artisti sagaci ed intraprendenti.
La loro musica continua a muoversi tra space-rock, prog, e stoner e pur mantenendo intatta l’inclinazione alla costruzione armonica visionaria e dinamica, nei solchi dell’opera si rileva anche una certa maggiore ricerca dell’incisività, a comporre un quadro musicale suggestivo e viscerale, in cui cornici ritmiche nervose e melodie liquide e vigorose s’intrecciano con voci mesmeriche e ipnotiche.
Una “roba” che contempla un ampio spettro d’influenze (dai Rush ai Mastodon, passando per Voivod e Coheed And Cambria e arrivando, lo ribadisco, a vaghi riverberi dei sottovalutati Shudder To Think) e che oggi si avvicina “pericolosamente” ad una formula artistica distintiva e compiutamente “progressiva”.
A zavorrare tale ambiziosissima possibilità c’è ancora un pizzico di eccessiva diluizione sonica, rilevabile lungo lo scorrere di una scaletta che inizia col “botto”, grazie alle fascinose propulsioni di “Canyons” o alle traiettorie adescanti di “Hunter's mark”, che potrebbero finire per attrarre i fans dei B.O.C. (se non, addirittura quelli dei Ghost!).
Archon” ha un approccio più “classicamente” psych-prog e piace per la disinvolta sensibilità con cui tratta una materia sonica che nello strumentale “Lesser gods” diventa una carezza malinconica e avvolgente, dal notevole potere evocativo.
Beholder I: downfall” mescola Baroness e Voivod, ma lo fa senza voltarsi indietro e cercando di progredire partendo da comuni intenti artistici e se i pulsanti cromatismi “allucinogeni” e apocalittici di “Archivist” sarebbero stati più efficaci riducendo leggermente la durata del brano, “Scepter and scythe” incalza i sensi dell’astante tramite frenesie ritmico-chitarristiche e “Melchor's bones” rende il clima della raccolta catastrofico e inquietante, attingendo anche dalla lezione del grunge più oscuro e morboso.
L’intermezzo acustico “The observatory” introduce l’ultima scossa dell’albo denominata “Beholder II: labyrinth”, una pregevole sintesi tra gravezze doom e vaporose spirali hard-psych, ennesima espressione di una band che non si accontenta di applicare pedissequamente gli insegnamenti dei Maestri del settore.
Crucible & ruin” è un varco importante per il passaggio ad una “nuova” dimensione della musica rock pesante ed elaborata, intrisa di retaggi cosmici e psichedelici … raggiunta la soglia di tale ambito agli Howling Giant manca davvero poco per compiere il passo “definitivo”, auspicabile fin dalla prossima, attesissima, prova discografica.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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