Come rendere ancora credibile il Death metal?
Ce lo insegnano i meno di 30 minuti di
"With Guts and Glory" (
Black Lion Records), dodicesima fatica in studio targata
Centinex, dove gli alfieri dello Swedish death tradizionale incardinano i dettami dell'old school in riffs rocciosi e compressi dal classico effetto buzzsaw, dinamiche quadrate in tupa tupa con sporadici incursioni nei sentieri intricati del blast beat, gusto earcatcher nelle vocals e un leggero piglio Death 'n' roll emergente nel complesso del songwriting – cosa che generalmente al sotto scritto non va tanto a genio – in grado di rendere i brani più memorizzabili e saldamente inscritti nel perimetro della forma canzone.
Certo non siamo di fronte a un disco epocale, ma cosa chiedere a un gruppo – pur con qualche discontinuità – in corsa dall'ormai lontano 1990, se non del sano e marcissimo metallo della morte?
Non dovete aspettarvi quel misto di old school e piglio – a mio avviso eccessivo – sinfonico di
"Subconscious Lobotomy"(1992), e neanche quella giusta via di mezzo tra melodie, sinfonie e Death sconfinante nel Doom che caratterizzava il grande
"Reflections"(1997), bensì solo sporcizia, assalti frontali, frangenti carichi di groove e tanta voglia di divertirsi all'insegna della devastazione e dell'headbanging più selvaggio.
Un disco semplice, adatto a tutto quel popolino – di cui faccio parte – per cui il Metal estremo è prima di ogni altra cosa attitudine.
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