Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:44 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. FOREVER MY QUEEN
  2. WHEN THE SCREAMS COME
  3. WALK IN THE BLUE LIGHT
  4. STARLADY
  5. LAZYLADY
  6. REVIEW YOUR CHOICES
  7. HURRICANE
  8. LIVIN’ IN A RAM’S HEAD
  9. EARTH FLIGHT
  10. 20 BUCK SPIN
  11. BE FOREWARNED
  12. LAST DAYS HERE

Line up

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Non ho ancora finito di assimilare il bellissimo “Sub-basement”, uscito da poco per la Black Widow, che piove dal cielo un’altro disco dei Pentagram questa volta per la Relapse. Un bel record per una formazione che in rapporto ai trent’anni di carriera ha fatto uscire pochissimo materiale.
Questo “First daze here” è una raccolta di brani risalenti alle origini del gruppo (anni 1971-76), quando la maggioranza di chi sta leggendo questa recensione non era nemmeno nata ed io che la scrivo ero appena un paffuto bambinetto. In altre occasioni ho un po’ criticato questa abitudine di sfruttare qualche effimero successo musicale per riproporre anticaglie ed invenduti tirati fuori da scaffali polverosi, ma nel caso dei Pentagram in parte per l’effettiva validità del materiale in parte per l’importanza storica (quasi archeologica) dell’operazione, mi sembra che la cosa possa essere accettabile.
Nati come Macabre, e qui sono presenti due brani pubblicati ancora sotto questo moniker “Lazylady” e “Be forewarned” rimasterizzati e vere chicche d’annata, grazie al duo Bobby Liebling, che ancora oggi porta avanti il discorso, e Geof O’Keefe, promotore di questa antologia, i Pentagram possono essere considerati senza scandalo i Black Sabbath americani, pur senza aver ottenuto analogo successo causa la differente sensibilità musicale del pubblico yankee rispetto a quello europeo. Il loro doom contaminato dall’hard blues acido dei Blue Cheer, le particolari timbriche di Bobby, la propensione a qualche fuga di largo respiro, sono risultati seminali a distanza di decenni, è sufficiente confrontare le proposte di alcune nuove leve con canzoni del tiro di “Hurricane”,”Forever my queen” o la jam proto-stoner “20 back spin” per capire l’influenza di questo gruppo nell’ambito dell’underground contemporaneo. Con questo non arrivo a dire che la raccolta vintage non risenta del peso degli anni trascorsi, ma per i fans , per gli appassionati di doom, i completisti settantiani ed anche per chi soltanto ama le buone sonorità e la musica vera e onesta, e desidera apprezzare ciò che non ha potuto vivere di persona, credo sia un documento imperdibile per riscoprire radici fondamentali. A beneficio dei collezionisti, occhio all’inedita, triste, stupenda ballata “Last days here”, che potrebbe diventare un classico della band. Un ultimo inciso riguardo la Relapse, anche questi brutaloni hanno aperto le porte ai profughi dell’olocausto Man’s Ruin, tra le prossime uscite della label nientemeno che Alabama Thunderpussy ed High on Fire (ex-Sleep), tanto per zittire coloro che parlano di movimento già defunto e senza futuro.

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