Valtiel - Beyond the Black Bridge

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2025
Durata:50 min.
Etichetta:Indipendent
Distribuzione:Indipendent

Tracklist

  1. INSOMNIA
  2. RAIN WHISPERS YOUR NAME
  3. BLACK GOAT'S SPELL
  4. BATHORY
  5. NECROTIC MANIFESTO
  6. BLACK BRIDGE
  7. LONELY SOUL
  8. ECHOES OF SORROW
  9. THEY BURN IN SILENCE - REQUIEM
  10. CERVUS SINESTER

Line up

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Valtiel è un progetto argentino attivo nella scena in maniera indipendente, i cui membri risultano attualmente sconosciuti. E viene rilasciato in questo autunno 2025 la prima uscita in assoluto sotto tale moniker: "Beyond the Black Bridge".

Il debut dell'ensemble sudamericano incarna una concezione inquietante e densa del genere, fondendo ferocia estrema e un lirismo atmosferico che non indulgono alla leggerezza.
L’impronta sonora richiama l’era più grezza di Burzum, evocando paesaggi vasti e ieratici, mentre passaggi malinconici ma più dolci e stratificati rimandano per delicatezza al primo Ulver, senza tuttavia tradire l’anima sferzante e seminale, di frequente dominata da reminiscenze tra Gorgoroth e Darkthrone. Allo stesso tempo, i momenti in cui prevale una sensazione di riflessività oscura si riallacciano alla dimensione suggestiva degli Agalloch, sebbene l’architettura, ed è bene specificarlo, risulta saldamente ancorata a un DSBM privo di compromessi, oltreché ai dettami del più iconoclasta True Norwegian Black Metal.

Le chitarre costruiscono un tessuto oppressivo – coadiuvate da una produzione lo-fi e da un effetto crunchy marcato – insieme a un nucleo melodico, sospeso tra angoscia e malinconia, cui si alternano scream e growl con una crudezza vera, primitiva, senza velluti. Nelle partiture dove subentra il growl spesso il dialogo diviene più movimentato e si rivengono indubbie influenze Death: in alcuni frangenti, ho avuto la sensazione di trovarmi a un sorta di incrocio tra la disperazione degli Abyssic Hate e la desolazione distruttiva e impetuosa degli Hate Forest — complessi che, per inciso, chi vi scrive ama tantissimo.

"Beyond the Black Bridge" risulta particolarmente riuscito proprio perché pur esplorando territori atmosferici talvolta anche eleganti, non rinuncia alla spinta abrasiva e alla melanconia morbosa tipica del Nero più patologico: il riffing è serrato, ma anche avvolgente, e sovente cadenzato sulla scia di certo Post-black, benché mai innocuo, e spesso spezzato nel suo andamento da accelerazioni repentine inaspettate. L'intensità emotiva si manifesta in modo continuo, ed è la protagonista assoluta di tutta l'opera.

Un’esperienza occulta estremamente immersiva, drammatica, violenta e adrenalinica, che possiede il pregio di entrare fin da subito in profondità... Destinata a tutti quei bastardi in cerca di una Fiamma che sia qualcosa di più di un mero sfogo sonoro.

Recensione a cura di James Curzi

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