Occhio a quest'interessante uscita.
Under-Radio è un progetto ad opera di Mark Zimmermann, chitarrista ex allievo di John Petrucci.
Benchè l'illustre nome dell'insegnate faccia subito ricondurre ad un certo modo di concepire la chitarra, beh, una volta all'ascolto dell'album, dovrete ricredervi. Le composizioni non hanno proprio nulla a che vedere con i Dream Theater, ne per composizione, tanto meno per sound; non sono orientate al virtuosismo, di cui Mark sembra proprio non nutrire particolare interesse (con l'eccezione della mediana "Elmer's Revenge", dove dà un po' sfogo ai suoi istinti..).
Anche lo stile chitarristico risulta ampiamente distante da quello del maestro. Personalmente vedo i suoi interventi solisti più orientati tra Ty Tabor, Jim Matheos e Frank Aresti, ma disponendo di un sound che spazia tra la piena distorsione e il più crunchy, sporco e selvaggio.
Insomma, a quanto pare Mark ha preferito seguire un proprio particolare percorso, senza raccogliere evidenti influenze dal maestro; il tutto a vantaggio di una propria identità sonoro/compositiva.
"Born in Kings Park, New York, Eric Zimmermann acquired his first guitar during high school when he traded in his porn collection for a friend's guitar". Eheh, così recita l'inizio della bio ed il suddetto in poco tempo s'è ritagliato uno spazio ed un'attenzione tutta sua, convinecendo musicisti noti quali Mark Bissonette (D. Lee Roth e tante altre apparizioni in qualità di sessionman) a suonare il basso in alcuni brani e Mark Zonder, non solo a prender posto dietro le pelli in fase di registrazione, ma anche ad affiancarlo nel curare la produzione assieme a Joey Vera.
I punti di contatto della musica espressa riportano ad un bel mix di King's X (di "Dogman"), i Fates Warning più attuali ed una gran dose di seventies sound, ma il risultato che ne viene fuori è tutt'altro che scontato e prevedibile.
Il cd risulta vario dal punto di vista della distribuzione delle succitate influenze, anche se la componente King's X è l'elemento prevalente ed uniforme in tutti i nove capitoli.
Se ,infatti, l'iniziale "Acrobat", "Everytime", "Lifeline", le ottime strumentali "How Was The Funeral" e "Drinking Blood" evidenziano chiaramente gli insegnamenti carpiti dal genio di Matheos, ma elaborati in maniera personalissima, il resto della scaletta li trascende del tutto, stanziandosi sul versante più prettamente settantiano. Ciò risulta attestato da brani come "Spinning Wheels", "Swing It", "Bigger Fish To Fry".
Una scaletta ben distribuita ed un sound cupo, moderno, uniforme, asciutto, arido per l'assenza totale di keyboards, in cui vengono immerse le composizioni, evitano che questa varietà risulti particolarmente impropria e discontinua all'ascoltatore.
Che dire anche di certi campionamenti ritmici amalgamati ad arte in un sound che, almeno teoricamente, ne sembrerebbe ripudiarli?....provare per credere.
Certo che, in quanto a maturazione, sviluppo della personalità compositiva e di una certa esperienza in ambito sonoro, vi sono sicuramente ulteriori margini di miglioramento. Questo non può costituire che un bene per il futuro di Zimmermann, specie alla luce del gran bel risultato di questo debutto omonimo.
......e non pensiate di poter tirare giudizi definitivi dopo i primi pochi ascolti, che i brani, pur facendosi apprezzare da subito, crescono notevolmente col tempo.
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