Copertina 5

Info

Anno di uscita:2002
Durata:22 min.
Etichetta:R!

Tracklist

  1. B.I.C
  2. I COULDN'T BE YOU
  3. I LIVE IN A CAR
  4. TOMORROW GIRLS
  5. STRANGLEHOLD
  6. ILLEGAL 15
  7. C.I.D.
  8. NO RULES (VICTIM)
  9. LADY ESQUIRE
  10. TELEPHONE NUMBERS
  11. WORLDWAR
  12. DISEASE

Line up

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L’anno è il 1977; la città, Londra. Provate per un attimo a calarvi nell’atmosfera torrida di quei giorni in cui gli slogan sui muri delle strade della capitale inglese inneggiavano al caos ed il futuro aveva perso qualsiasi prospettiva rassicurante. I Clash avevano ormai dato alle stampe il loro unico, vero disco punk mentre Malcolm Mc Laren già pensava di svendere il suo prodotto – mi riferisco, ovviamente, ai Sex Pistols – alle multinazionali della musica pop. Ma c’era qualcuno pronto a raccogliere il loro testimone di furore anarchico. Gli UK Subs, per esempio. Perché provateci voi a prendere quattro sottoproletari sfigati, mettergli in mano le chitarre elettriche e mandarli sul palco di uno dei club più “infestati” dagli esponenti del no future in un periodo in cui la musica faceva da sfondo a ben altre rivolte sociali. Quello che ne sarebbe venuto fuori è inciso sui solchi di questo disco.
Personalmente, al punk politicizzato di matrice anglosassone preferisco certo rock ‘n roll eroinomane d’oltreoceano, che Iggy e Lou Reed avevano insegnato bene a Thunders e soci, per non dire dei quattro “fratellini” portoricani con i loro compagni di baldoria, Dead Boys e Dictators, per citarne solo acuni. Non che i Subs si risparmino nel dispensare energia, e brani come I live in a car e, soprattutto, Stranglehold (forse il mio preferito) procedono abbastanza velocemente sulla strada di un rock sanguigno, strizzando l’occhio al bubblegum punk più sguaiato. Ma si torna presto su territori “di battaglia” – da Illegal 15 fino alla fine del disco - piuttosto convenzionali per quei tempi.
In definitiva, il “Live at the Roxy” degli UK Subs è un degno documento della scena settantasettina più turbolenta, che farà gola agli amanti del punk d’assalto, pronti – ne sono certo – persino a perdonare al gruppo certe ingenuità tipicamente di maniera (brani come No rules rendono l’idea).
I rockettari meno impregnati di anarchismo, in ogni caso, lascino perdere. Creste e borchie non sono sempre sufficienti a far salire il tasso adrenalinico. Meditate gente, meditate.
Recensione a cura di Salvatore 'Kill' Mirabella

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