Powergod - Evilution part III - Nemesis

Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:60 min.
Etichetta:Massacre
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. DEAD SERIOUS
  2. CALL FOR FREEDOM
  3. COURTROOM OF TRAITORS
  4. MASSACRE MACHINERY
  5. GOT MILK?
  6. PARTING GIFT
  7. REDUCED TO THE MAXIMUM
  8. MONSTERMAN
  9. 6-4-5
  10. EVILUTION PART III

Line up

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Voto medio utenti

Quarto album per i tedeschi Powergod, una delle migliori scoperte degli ultimi anni da parte della Massacre Records. Dopo l'ottimo "Bleed for the Gods" dello scorso anno, album di cover '80, la band capitanata da Riff Randall torna sulle scene con la terza parte di "Evilution", un album inaspettato, per molti versi differente dai due predecessori. I Powergod sono decisamente maturati, ma questo può essere un bene o un male a seconda dei punti di vista; le canzoni sono decisamente più articolate, il songwriting più vario e le sonorità (ebbene sì) più "moderne". Rispetto all'album di debutto i Powergod sembrano un'altra band, e questo deve essere ben chiaro.
"Evilution III - Nemesis" si apre nel migliore dei modi, ossia con una "Dead Serious" in perfetta linea con il passato, trascinata dal riffing devastante di Randall; sulle stesse coordinate si muove "Call of Freedom", sicuramente l'episodio più tipicamente "power metal" del lavoro. Le novità arrivano presto, con "Courtroom of Traitors", nella quale la band calca l'acceleratore come mai prima d'ora, inseguendo sonorità tipiche del più puro thrash tedesco. La seguente "Massacre Machinery" si attesta come uno degli episodi meglio riusciti del lavoro, con la propria violenza inaudita e le linee vocali che non possono che rimandare agli Helstar più oscuri di "Nosferatu". Già con questo brano incominciano a balzare all'orecchio i grandi cambiamenti rispetto al passato, grazie all'apertura verso sonorità che prima avevano poco a che fare con i Powergod.
Non può ovviamente mancare il mid-tempo schiacciasassi, che arriva puntualmente con "Got Milk?", sconvolgente per tiro e potenza. Purtroppo però, sui ritmi scanditi emerge l'inadeguatezza della produzione, spesso confusionaria, che ha esasperato le chitarre andando a coprire la base ritmica e la macchinosa parte di batteria, che avrebbe certamente meritato più spazio.
"Parting Gift", brano seguente, mostra tutte le facce dei Powergod del 2002, passando da melodie irresistibili a improvvisi intermezzi acustici, prima di sfociare in un refrain che parrebbe più dei Fear Factory che non di una power band tedesca. Il mix riesce in pieno, il brano ammalia tanto che anche i più intransigenti (fra cui mi metto senza problemi) non si scandalizzeranno per l'apertura a sonorità inconsuete.
Tuffo indietro nel tempo con "Reduced to the Maximum", esagitata song da meno di tre minuti che unisce soluzioni tipiche del thrash statunitense impegnato (testo a parte) con una produzione moderna; ancora una volta non si può che notare la versatilità del singer President Evil, a suo agio sullo screaming come sulle parti più basse.
Mezzo passo falso con "Monsterman", brano piatto che solo nel refrain ha i suoi momenti alti, grazie a trovate stilistiche indubbiamente geniali, soprattutto per quanto riguarda la linea melodica della voce. Il livello però torna subito a farsi alto con "6-4-5" grazie ad un incessante drumming impetuoso e a melodie dannatamente retrò. Chiude il tutto la terza parte della saga di "Evilution", la cui apertura è affidata ad inusitate voci femminili, ad un primo ascolto fuori luogo, che vanno ad introdurre il lungo brano (oltre undici minuti). In questa song i Powergod saltano brillantemente da momenti di alta velocità a riff oscuri e claustrofobici, confezionando un brano che potrebbe sembrare prolisso ma che dopo qualche ascolto sarà invece digerito con facilità.
Devo ammettere che ad un primo ascolto sono rimasto deluso da questo "Evilution part III", perché si tratta sicuramente di album che spiazza l'ascoltatore e che pare lontano dalle sonorità '80 dei suoi due predecessori. Solamente dopo qualche ascolto si può comprendere veramente la grandezza di un lavoro che stupisce per violenza e passione, che non eccelle per tecnica strumentale ma che riesce a colpire dritto in mezzo ai denti, con ferma precisione.
Sarò curioso di sentire se anche questo album sarà definito "legnoso", come è successo per gli altri tre lavori dei Powergod, e di vedere quanti saranno disposti ad andare più in là di un primo ascolto superficiale. Per quanto mi riguarda, non posso che segnarlo fra le migliori uscite dell'anno e consigliarlo a tutti i lettori, senza distinzioni di genere.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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