Decisamente bello quest’album dal titolo strepitoso, ovvero ‘Dialogue With Mirror And God’, debut album degli svedesi Lost In Tears, in uscita per la label spagnola Locomotive Music, capace di alternare ottime uscite (vedi Elegy, Medication e appunto Lost In Tears) a uscite quantomeno discutibili (Koma e Goth Oddity…). Riprendendo il filo del discorso, questi Lost In Tears sono veramente un’ottima band, che riesce a trasportare in musica emozioni e colori (anche se poi dal grigio non ci si discosta molto…), il tutto suonando la musica che più amano…il Goth Metal. Prima di tutto vorrei dirvi che L-H Sjoblom è un Signor cantante, che riesce a essere quando serve oscuro e profondo, rauco e graffiante, cavernoso e disperato, dotato di un’ottima interpretazione delle singole songs e che il songwriting delle songs stesse è veramente completo…certo, non sarà la band più originale e seminale del mondo, ma questi ragazzi suonano perfettamente e non nascondono l’amore per il genere, e anzi non ne fanno un segreto e sono fieri di quello che suonano, e lo gridano forte, alla faccia delle difficili catalogazioni o ghettizzazioni musicali…Goth Metal punto e basta! E così nelle 12 songs del platter (a proposito, guardate bene la cover del booklet, e non ditemi che vi lascia indifferenti…) si possono scorgere tutte le varie influenze musicali e i vari background musicali di questi svedesoni…Sentenced, The Sisters Of Mercy, Type O’Negative, The 69 Eyes, My Dying Bride, Tiamat, Moonspell e compagnia bella affiorano di dove in dove, tra il senso di malinconia che pervade l'album, tra le song dal lento andare assimilabili alle ballad e tra le song dal più veloce passo, come l’emblematica ‘X76’ o ‘Vanity’, già pronte per essere suonate nei Goth Club dell’alta Europa, disegnate però dall’inconfondibile mano del suonatore del metallo…forse l’unica pecca è il non perfetto missaggio, con la voce che spara un pochino fuori e la scelta di alcuni suoni, del tipo chitarre non pompatissime e rullante un po’ troppo fine…ma non sempre si può avere e pretendere tutto al debutto, l’esperienza non la si insegna, ma la si conquista…però non lasciate nel dimenticatoio i Lost In Tears, primo perché non se lo meritano, perché quest’album è di gran lunga superiore alla media dei platter di Goth Music che escono o sono usciti in questo periodo e secondo perché questa è una band che si può porre da subito al vertice di un genere musicale che sembra non conoscere il trascorrere dell’età. Bello!
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