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Info

Anno di uscita:2003
Durata:52 min.
Etichetta:Mercury
Distribuzione:Island

Tracklist

  1. WANTED DEAD OR ALIVE
  2. LIVIN’ ON A PRAYER FEATURING OLIVIA D'ABO
  3. BAD MEDICINE
  4. IT’S MY LIFE
  5. LAY YOUR HANDS ON ME
  6. YOU GIVE LOVE A BAD NAME
  7. BED OF ROSES
  8. EVERYDAY
  9. BORN TO BE MY BABY
  10. KEEP THE FAITH
  11. I’LL BE THERE FOR YOU
  12. ALWAYS

Line up

  • Jon Bon Jovi: vocals
  • Richie Sambora: guitars
  • Hugh McDonald: bass
  • David Bryan: keyboards
  • Tico Torres: drums

Voto medio utenti

Ok..ok..lo scherzo è stato bello, ora datemi il vero nuovo album dei Bon Jovi.
Non era uno scherzo?Come no???Volete farmi credere che questo è il nuovo album???
Premettendo che sono un fan di Bon Jovi da almeno quindici anni, che ho adorato New Jersey (forse di più ancora che "Slippery When Wet"), che ho amato "Blaze Of Glory", che ho apprezzato "Keep The Faith", che ho digerito "These Days", che ho sopportato "Crush" e che ho preferito ignorare quasi del tutto "Bounce", che diavolo sta succedendo alla band del New Jersey?
L'idea di riarrangiare i vecchi hits in modo unplugged (non che sia una cosa nuova cmq...) può essere carina, ma non di certo fatta in questo modo.
Per prima cosa non è un cd acustico, ci sono inserti di elettronica, chitarre elettriche (ritmiche, perchè Sambora probabilmente durante le registrazioni si spupazzava la bella moglie Heather Locklear invece di suonare) e batterie a tratti finte come quelle che potete campionare con un qualsiasi programma da computer.
L'album parte con la mitica "Wanted Dead Or Alive", vero inno degli anni '80, ma qualcosa è diverso, il classico giro di chitarra acustica è intervallato da "zappate" di chitarra sicuramente campionata, la voce di Jon è filtrata e non c'è il classico "Wanted" cantato da Richie Sambora ma un coro fintissimo che dice "I'm a cowboy". Il paragone con l'originale è come tra una buona bottiglia di Brunello di Montalcino e un pacchetto di Tavernello.
Segue "Livin' on a prayer", ma dico non era meglio la versione "Prayer '94" presente su "Crossroad" o una qualsiasi versione acustica? No, qui Jon si mette a duettare con l'attrice OIivia D'abo, ossia la moglie del produttore dell'album Pat Leonard. Olivia sarà pure una bella e brava attrice (vista in Wayne's World 2, Conan il distruttore ecc), ma come cantante è deprimente e scimmiotta Dolores dei Cranberries in un risultato stucchevole come pochi, secondo solo a Piero Pelù in coppia con Anggun.
E' la volta di "Bad Medicine", ma che è sta versione?Soft...molto soft, pure troppo. Jon non tenta nemmeno di salire con la voce, supportato da chitarre molto flanger, molto anni '70. "It's my life"...un pezzo che era di per se abbastanza commerciale e scontato è diventato una ballata sorretto da una finta arpa e con Jon che canta il ritornello scendendo invece di salire con la voce ed è totalmente assente la chitarra di Sambora (per non parlare dei cori, vera pecca di questo album, ok Jon se Richie canta meglio di te non è colpa sua!!!).
Un altro estratto da "New Jersey", si tratta di "Lay Your Hands On me" che diventa un bluesettino con coretti che nemmeno Justin Timberlake potrebbe osare mettere in un album. Direttamente da New Orleans una versione slide, chitarra acustica e rullante della canzone più famosa dei Bon Jovi, ossia "You Give Love a Bad Name" (qui rinominata "Bad Name"). Suppongo che Jon abbia fatto apposta a cantare in modo osceno l'inizio con voce sgraziata e nasale...o almeno lo spero. Altra grossa delusione.
"Bed Of Roses" rimane una ballad con arrangiamento leggermente diverso e con il ritornello più basso dell'originale per permettere a Jon di prender fiato e non arrancare più dal vivo. Forse una delle più piacevoli dell'intero album.
"Everyday"...un brano che odio anche in versione normale qui parte con un loop di batteria fintissima e diventa una ballata noiosissima e difatti salto alla traccia successiva dove mi trovo ad ascoltare "Born To Be My Baby" completamente trasformata (e non in meglio) e di nuovo con un Jon che non riesce a cantare decentemente e un Richie Sambora che probabilmente era in pausa pranzo e non ha fatto praticamente nulla (perchè la controvoce non è la sua...non ci credo). "Keep The Faith" diventa un altro bluesettino con archi e cose che non c'entrano e nuovamente dei cori che non fanno parte dello stile Bon Jovi. "I'll be there for you" (nuovamente tratta da New Jersey) sostituisce la chitarra con un pianoforte e Jon scende di un'ottava facendosi doppiare da un'altra voce e rendendo il ritornello veramente noioso.
Chiude "Always" anche qui cantata più bassa e rendendola veramente pesante da sopportare.
In conclusione un album che se fosse stato di Jon solista sarebbe stato solo peggio di "Destination Anywhere", ma come album della band non ha assolutamente un senso. Richie è totalmente assente, Tico è rimpiazzato a volte da loop e drum machine, David Bryan fa qualche intervento e per il resto rimane nell'anonimato e Jon non riesce più a cantare come si deve.
La "commercializzazione" di Bon Jovi ora è completa, adesso può saltare fuori lo staff di "Scherzi a parte" e farmi sentire il vero disco dei Bon Jovi.
Recensione a cura di Chris Heaven

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 ott 2016 alle 12:48

ahahahh..ho 3 minuti di tempo da perdere... Con "These days" avevano toccato il fondo...col singolo It's my life fu difficile rimettere a posto le cose.Decidono infatti di sopprimersi di piu' e commercializzarsi con una chitarra acustica,ospiti internazionali assolutamente pop e un' immagine di Jon Bon Jovi alunno modello di prima elementare(era lui il playboy ai tempi di Slippery when wet?)

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