Ahhhhh…i mitici Wolf! Mi innamorai di loro a prima vista, anzi addirittura prima di averli ascoltati, rapito dalla bellezza e dalla soavità della copertina del loro primo lavoro, un coacervo di raffinatezza e delicatezza che rapì il mio cuore. Raffinatezza e delicatezza che puntualmente trovai nei solchi sudici del platter (eeeh come no), letteralmente un continuo e spensierato plagio ai primi Iron Maiden, condito da una sguaiatezza ed una beceritudine fiera degna del più intransigente metallone svedese, a metà tra un hippie anni ’70 ed un capellone cresciuto a forti dosi di NWOBHM, non so se avete mai avuto il piacere e l’onere di vedere immagini della band… Dopo un secondo disco un po’ anonimo ed assai deludente per il sottoscritto ed il passaggio alla celebre ma in crisi Massacre records, gli Wolf tornano in piena corsa, con una “ready to kick asses” attitude, denotata anche dalla fantastica copertina assolutamente anni ’80, semplicemente con il loro metallico logo in chiaro su un fondo scuro, in pieno stile Judas Priest…già capolavoro!
Non soddisfatto, Nick Olsson, con la sua solita grettezza, comincia a strillare dal primo secondo della grandiosa title track e non smetterà per tutti i 57 minuti di “Evil Star”, urlando come un ossesso ed inevitabilmente contagiando l’ascoltatore che non smetterà di agitarsi e sbattere violentemente la testa, come accadeva negli anni ’80 per tutti i bei dischi che uscivano allora. Debitore in modo sfacciatamente esagerato dei mostri sacri del genere, in primis come detto degli Iron Maiden di “Piece of Mind” e “Powerslave” e dei coevi Judas Priest, gli Wolf ci snocciolano in rapida successione brani efficaci e senza fronzoli, conditi da ottimi assoli, ritmiche serrate, cavalcate maideniane e linee vocali alte e sguaiate, e a questo punto come non citare la pacchianissima “The Avenger”, uno dei migliori episodi del disco, insieme ad “American Storm” e la delirante ed aggressiva “Black Wing Rider”, pezzo leggermente inusuale per il gruppo ma davvero ottimo sin dal primo ascolto, a nostro avviso uno dei pezzi forti di “Evil Star” che non vi uscirà dalle orecchie nemmeno usando i cotton-fioc!!! La cosa che mi fa impazzire di questo gruppo è che non nascondono assolutamente tutte le loro influenze, anzi le esaltano e le mettono in primo piano, spiattellandole di fronte all’incauto ascoltatore. Ma non finisce qui! Persino i suoni sono riprodotti nella maniera più fedele possibile agli “originali” e Peter Tagtren, oramai quasi solo nei suoi Abyss Studios oggi passati di moda, si sarà divertito a ricreare una produzione di venti anni fa, anche se con tutti i crismi del caso, dato che la registrazione di questo album è a tutti i sensi inappuntabile. Se la cover di “(Don’t Fear) The Reaper” dei Blue Oyster Cult appare legittima e sensata, quella di “Die By the Sword” è la vera manifestazione della beceritudine dei nostri, che peraltro si dimostrano assolutamente incredibili in questa performance, personali e sguaiati all’osso come sempre. Non ho altre parole per questo lavoro, assolutamente indispensabili per chi associa l’heavy metal alle vecchie recensioni di H/M o Metal Shock condite con frasi del tipo “colata di metallo fuso”, “mazzata chiodata sulle gengive” o “martellata sulle palle”. Signori, questo è il metal. Questi sono gli WOLF.
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