Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:59 min.
Etichetta:Mascot
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. SHAPES OF THINGS
  2. HEY JOE
  3. PEARLY QUEEN
  4. A WHITER SHADE OF PALE
  5. NEVER IN MY LIFE
  6. LONG MISTY DAYS
  7. I GOT THE FIRE
  8. VOYAGER
  9. THE STEALER
  10. THEME FOR AN IMAGINARY WESTERN
  11. BUILT FOR COMFORT

Line up

  • Michael Schenker: guitars
  • Davey Pattison: vocals
  • Aynsley Dunbar: drums
  • Gunter Nezhoda: bass

Voto medio utenti

L’espressione “genio e sregolatezza” sembra essere stata coniata ad hoc per musicisti come Michael Schenker: geniali poiché in grado, nelle (molte) situazioni di “stato di grazia” di regalare momenti musicali di inaudita bellezza, ma allo stesso tempo lunatici ed incostanti, elementi questi, che sono un po’ la "condanna" ma anche la straordinaria forza di personaggi di questo calibro.
E’ innegabile che il chitarrista tedesco abbia segnato indelebilmente, con la sua magica flying-V, pagine fondamentali nella storia dell’hard rock; dagli Scorpions, agli UFO, al Michael Schenker Group (poi MacAuley Schenker Group con l’ex Grand Prix Robin MacAuley alla voce, con risultati altalenanti), ma la sua irrequietezza ed insofferenza, unite ad un carattere che potremmo definire, usando un eufemismo, “non facile” e a causa di qualche abuso di troppo, lo hanno spesso portato a piantare in asso i suoi gruppi nei loro momenti migliori, senza apparenti motivazioni logiche, per poi magari riapparire o rifondare le band in maniera del tutto inaspettata, per non parlare poi della sua zoppicante carriera solista o di alcune imbarazzanti collaborazioni (qualcuno ricorda i Contraband?).
Prendere o lasciare … non sono ammessi compromessi … e personalmente sono sicuramente tra la schiera degli estimatori del “mad axeman” teutonico, considerandolo uno dei grandi del chitarrismo hard-rock, sia per le sue doti di riff-maker sia per uno stile solistico praticamente unico.
La sua (ennesima) fuga dagli UFO sembra aver giovato alla band del duo Mogg/Way (che nel pregevole “You are here” usufruiscono dei servigi di un certo Vinnie Moore, sorprendente nel ruolo di sostituto di Schenker), finalmente liberi dalle pressioni psicologiche che evidentemente si erano create (nuovamente) in seno al gruppo e nell’attesa di verificare le nuove proposte del MSG, ecco questo gustoso intermezzo di cover version, ad appagare tutti i malati di “Schenkerite”.
Primo aspetto positivo di questo dischetto … il gradito ritorno del singer scozzese Davey Pattison, di cui avevo completamente perso le tracce, dopo averne apprezzato le qualità nei tre eccellenti lavori dei Gamma di Ronnie Montrose e Danny Carmassi (periodo ’79-’83).
Davey è uno di quei cantanti che riuscirebbero a conferire intensità emotiva anche leggendo la guida del telefono e il suo timbro bluesy e vellutato marchia a fuoco praticamente tutte le canzoni dell’album.
Completano la formazione il sempre ottimo Aynsley Dumbar alla batteria e Gunter Nezhoda al basso, a garantire un affidabile e preciso contrappunto ritmico.
La scelta delle cover da riproporre è stata compiuta pescando tra le icone di varie epoche, e così accanto ai super classici “Hey Joe” di Jimi Hendrix e “A whiter shade of pale” dei Procol Harum, troviamo, tra gli altri, “Shapes of things” degli Yardbirds, “I got the fire” dei Montrose, le splendide “Never in my life” e “Theme for an imaginary western” dei Mountain (in realtà quest’ultima di Jack Bruce, ma portata al successo dagli autori di “Climbing”) ambedue con Leslie West ospite alla chitarra, nonché la riproposizione di “Voyager” dei già citati Gamma (tratta da Gamma 2), in una versione da brividi e ancora “The stealer” dei Free. La qualità dei brani è ovviamente indiscutibile e la loro esecuzione viene effettuata con classe e gusto, dimostrando anche la buona verve di uno Schenker in discreta forma.
Non amo molto i progetti di questo tipo per definizione, ma questo disco può essere la scelta giusta per tutti coloro che siano alla ricerca di un intrattenimento gradevole, che non riservi grosse sorprese o particolari rischi, contenente un’oretta di buona musica.
“Comodo, ma come dire … poca soddisfazione” cantavano qualche anno fa i CSI … e se a quel “poca” sostituite un più idoneo “discreta”, ecco la frase perfetta per sintetizzare il contenuto di “Endless jam”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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