Copertina 6

Info

Anno di uscita:2004
Durata:40 min.
Etichetta:Metal Blade
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. AN ANCIENT SIGN OF COMING STORM
  2. WHERE DEATH SEEMS TO DWELL
  3. THE FATE OF NORNS
  4. PURSUIT OF THE VIKINGS
  5. VALKRYES RIDE
  6. THE BEHEADING OF A KING
  7. ARSON
  8. ONCE SEALED IN BLOOD

Line up

  • Johan Hegg: vocals
  • Olavi Mikkonen: guitar
  • Ted Lundstrom: bass
  • Fredrik Andersson: drums

Voto medio utenti

E ma non è possibile.
E’ ufficiale, gli Amon Amarth sono il gruppo più incostante della storia metal. Un disco bello, uno brutto, uno bello e così via. Non esiste stabilità, non esistono certezze né sicurezze. Quando gli alfieri del viking metal scendono in campo non si può mai sapere quale sarà l’esito delle loro fatiche.
Dopo un debutto letteralmente fantastico come “Once Sent from the Golden Hall” del 1998, ci aspettavamo tutti una luminosissima carriera, subito interrotta dal successivo, e pessimo, “The Avenger”. Il tempo di dire che gli Amon Amarth non erano più che un fuoco di paglia ed ecco il successivo “The Crusher” a rialzare un po’ le quotazioni della band finnico/svedese, di nuovo altissime con il disco del 2002 “Versus the World”.
Alleluia, festeggiamo, è tornata la band di Johan Hegg, sono in formissima. Macchè, abbiamo solo ricominciato il giro. Ed è storia dei giorni nostri, con la pubblicazione del nuovissimo “Fate of Norns” che, beffardamente, ci illude a dismisura data la grandezza e la maestosità dell’opener “An Ancient Sign of Coming Storm” che davvero si fa segnalare come uno dei migliori brani mai incisi dalla band nordica. E poi, i soliti Amon Amarth, quelli che ormai ti aspetti, perlomeno ogni due albums.
Brani piattissimi, mosci e noiosi, paurosamente incardinati su mid-tempos briosi come uno studente che terminate le vacanze deve tornare a scuola. Ed il bello è che praticamente TUTTO “Fate of Norns” è incentrato su questo songwriting, lasciando da parte componenti a mio avviso fondamentali nel sound degli Amon Amarth, come le sfuriate death e gli assoli melodici al fulmicotone. Dal piattume generale si salvano la title track, come detto in apertura, la title track, leggermente più briosa ed interessante, e la marziale “Once Sealed in Blood”, anch’essa lenta e cadenzata. Stop. Ci sono altre quattro canzoni in scaletta ma praticamente il disco finisce qui, o perlomeno bisogna stoppare per evitare la morte per narcolessia. “Fate of Norns” è un disco che a stento mi sento di consigliare ai più accaniti sostenitori della band…forse sarà meglio aspettare il prossimo capitolo, se la legge degli Amon Amarth perdura, probabilmente ci troveremo di fronte ad un gran disco.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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