Sesto album solista per Glen Burtnik, artista del New Jersey che vanta nel suo curriculum vitae collaborazioni con nomi del calibro di Styx e Reo Speedwagon.
Se i suoi primi due album "Talking In Code" e "Heroes And Zeroes", entrambi usciti nei primi anni '80, erano indiscussi capolavori AOR capaci di ispirare orde di band emergenti, questo "Welcome To Hollywood" è un trionfo di generi diversi e richiami brutalmente attorcigliati tra loro.
"Super Boy" tenta di farsi perdonare il titolo da fumetto anni '70 e il testo poco impegnato sfruttando l'atmosfera psichedelica e il pulsante basso di Burtnik la cui voce passa con disinvoltura da toni alti a toni bassi. Tutto sommato questa resta uno dei pezzi megli riusciti dell'album. Segue "The 101", cinquanta secondi strumentali di cui mi sfugge l'utilità... "Welcome to Hollywood" segue lo stile di "Super Boy", basso in primo piano ma ritmo quasi danzereccio, le prodezze vocali di Burtnik si lasciano attendere inutilmente. "Another" è una ballad dai toni pop che sarebbe stata d'incanto in un album di Bryan Adams, ma costituisce pur sempre un episodio piacevole. Segue "Bam", pezzo di chiara ispirazione Tom Petty, a sua volta seguita da "Kiss Your Ass Goodbye", cover autocelebrativa tratta da "Cyclorama" degli Styx in versione punk-pop passibile di denuncia per plagio da parte dei Blink 182. "Heart in 3" è una sorta di brano pop con inserto rap che tende a dimostrare come anche un grande artista possa provocare una gran quantità di noia ai suoi ascoltatori. Segue "Intermission", composizione strumentale di pochi secondi a metà strada tra una sigla televisiva e la colonna sonora di una fiaba qualunque. "Roses" è un inno alle virtù amatorie del nostro che nonostante faccia fatica a pagare i conti (!) e sia costretto a mandare a lavorare il figlioletto non trascura di espletare al meglio i propri dover coniugali. "Cry" è una ballad dall'incedere troppo lento e scontato seguito da "When The Shit Hits The Fan", una pessima imitazione dei Rage Against The Machine in evidente stato di ebbrezza. Seguono "Spiritual War" e "Flash Before Your Eyes" sono semplici fillers, il secondo dei quail riprende il ritornello di "Welocme To Hollywood". In "All That's Yet To Come" Burtnik si lancia in un assolo vocale quasi stesse pregando nell'intimità della propria cameretta per poi reclutare un coro gospel e una manciata di cornamuse ed eseguire le successive "The Muse" e "The Muse (Slight Return)". Se considerate la varietà e l'ironia (volontaria o meno) dei pregi allora correte a comprare quest'alubum. Altrimenti: a quando il prossimo album degli Styx?
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