Rieccoli, i Vader del 2000. Son sempre loro, i Runemagick, il gruppo più prolifico della Terra, non fai in tempo a finire una recensione che subito ti arriva un loro nuovo lavoro, con la copertina nera uguale alla precedente, che lì per lì ti sembra che ti abbiano rispedito il cd di prima.
Qualcosa in realtà cambia da disco a disco…ovvero, i Runemagick diventano SEMPRE più lenti, lavoro dopo lavoro si spostano sempre di più nel doom più oscuro e pesante, ed ormai il death di partenza di “The Supreme Force of Eternity” ed “Enter the Realm of Death” (1998 e 1999, Century Media) è sempre più un lontanissimo ricordo. I tempi infatti sono ulteriormente rallentati anche rispetto al precedente cd “On Funeral Wings” e di questo passo arriveremo a sperimentare un nuovo genere, lo Stop Metal. A parte gli scherzi, il terzetto scandinavo, che adesso ha trovato anche una certa stabilità con il chiefmaster Rudolfsson alla chitarra e voce (questa sì ancora super death), la bella Emma Karlsson al basso ed il batterista Daniel, si cimenta con brani della durata media di gran lunga superiore ai dieci minuti, addirittura la title track “Envenom” arriva a quindici, ma bisogna ben ricordarsi che i Runemagick non sono né i Dream Theater, né gli Helloween, né i Dark Quarterer, quindi tirando le somme non sono in grado di scrivere pezzi così lunghi, pena il sonno più incipiente ed una barba bianca lunga così.
Stavolta è stato fatto il passo più lungo della gamba, l’ex death-doom dei nostri è davvero soporifero, pesantissimo, non per impatto, ma come rottura di balle senz’altro. O si torna in carreggiata con tempi più adatti alla loro capacità di songwriters, album più snelli, variegati e vivaci ed allora amici per tutta la vita come siamo stati finora, altrimenti un luuuuuuuunghissimo sbadiglio vi seppellirà… Per la prima volta nella loro carriera, bocciati. Tanto ci vediamo tra pochi minuti col prossimo disco…