Ok, devo ammettere che ero rimasto un po' indietro, più o meno di tredici anni, e l'ultimo ricordo che avevo dei giapponesi Loudness, vera e propria istituzione per i metalhead d'annata, era quell'album omonimo del 1992, sufficiente ma lontano dai fasti degli '80.
I Loudness che ritrovo oggi con "Racing", orrendo nel titolo e nella copertina, sono una band completamente stravolta, musicalmente parlando, che cerca di unire l'heavy di matrice classica del passato ad un sound moderno fatto di compressioni e accordature ribassate. Tentativo degno di lode, senza dubbio, perché sarebbe facile riproporre un album anacronistico che possa fare la gioia degli aficionados attempati, peccato solo che compositivamente e qualitativamente risulti un album mediocre che provoca più di uno sbadiglio. Sarò anche il solito patetico nostalgico, ma è ben più emozionante sentirsi piuttosto Minoru Niihara in "Heavy Chains" sul nuovo disco di cover dei Powergod. L'unico motivo per cui può valere la pena di comprare questo album è l'inclusione, nell'edizione limitata, di "Rockshock", best of con i classici ri-registrati.
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