Uno dei più influenti chitarristi della scena melodic rock mondiale, Uli Jon Roth ha scritto pagine importantissime di questo genere musicale, sia come solista che grazie alle sue svariate collaborazioni, su tutte quella con gli Scorpions. Il virtuoso chitarrista di Dusseldorf è passato anche alla storia grazie all’ideazione e allo sviluppo della sua inconfondibile Sky Guitar, chitarra dall’estensione di 6 ottave, con la quale ha creato le basi per tutto il metal di ispirazione neo classica sviluppatosi a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Sul finire del decennio precedente, Roth, interrompe le proprie collaborazioni per mettere in piedi una propria band chiamata Electric Sun, la quale debutta nel 1979 con l’album Earthquake, un disco in cui il chitarrista, impegnato in questa avventura anche in veste di cantante, mostra un forte debito verso la musica degli Scorpions miscelata con la propria passione per Hendrix e il sound classico che costantemente è possibile ritrovare nei suoi passaggi e fraseggi di chitarra. Beyond The Astral Skies rappresenta il terzo capitolo discografico per gli Electrci Sun, pubblicato originariamente nel 1984 e oggi riproposto in una nuova veste dalla SPV, con l’aggiunta del video relativo alla traccia d’apertura “The Night The Master Comes”.
È in questo album che fa il suo esordio la già citata Sky Guitar e con essa si fanno decisamente più sentire le influenze neo-classiche e sinfoniche, grazie anche ad orchestrazioni e a un massiccio uso di synth. Il disco rappresenta anche l’ultima realizzazione per Roth prima di un suo momentaneo distacco dal mondo musicale e in esso è possibile cogliere una maturità artistica figlia diretta di un epoca musicale quanto mai distante. Il lato tecnico chitarristico spesso e volentieri si impone su delle basi create quasi ad hoc per sostenere l’imponente lavoro di Roth, davvero entusiasmante e quanto mai influente e fondamentale per generazioni di chitarristi a venire negli anni, ma il risultato di queste composizioni in generale risulta davvero troppo ampolloso e decisamente pesante. Il cantato di Roth poi non ha, già ai tempi, mai raccolto grandi proseliti e assensi da parte della critica, il quale, sommato alle atmosfere prolisse e quanto mai retrò, contribuisce a rendere l’odierno ascolto di questo album quanto mai difficile. Dubito infatti che, esclusi nostalgici e fan della vecchia guardia, un disco del genere possa anche solo risultare di facile ascolto al giorno d’oggi, esageratamente figlio del proprio tempo e della propria epoca, quanto mai lontana e datata.
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