Christian Rivel non conosce tregua: a brevissima distanza dai progetti Divinefire, Audiovisione e Flagship rimette mano ai suoi Narnia, fermi dal buonissimo ‘The Great Fall’ del 2003 e lo fa con un disco che segna un’evoluzione nel suono di una formazione, fin qui, facilmente riconoscibile e piuttosto cristallizzata. ‘Enter The Gate’ contiene elementi imprescindibili come la copertina, nella quale il leone Aslan continua a fare bella mostra di sé, le lyrics interamente consacrate all’adorazione di Cristo in ogni sua forma e apparizione, la chitarra di Carljohan Grimmark di tipica estrazione malmsteeniana (vedi ‘People Of The Bloodred Cross’). Quello che fin dall’iniziale ‘Into This Game’ colpisce è l’aumentato apporto dei synth e dell’elettronica in generale, abile a costruire un feeling di drammaticità e tensione emotiva in diversi pezzi (‘Another World’) che, abbinati a ritmiche più rocciose, costituiscono l’humus perfetto per la splendida voce di Ribel. Una maggior accuratezza negli arrangiamenti a discapito di ripetute “cavalcate”, come accaduto in passato, accomunano ‘Enter The Gate’ all’ultimo Stratovarius, meno carnale ma più cerebrale. A nostro parere è questa una scelta azzeccata visto che il quinto full lenght degli svedesi cresce con il protrarsi dell’ascolto, in virtù di una classe indiscutibile, ritmiche sovrapposte, spesso scomposte che riecheggiano influssi prog neanche troppo lontani (‘Show All The World’). Come rimanere insensibile dinanzi agli otto minuti di ‘The Man From Nazareth’: estremamente intensa grazie al cantato teatrale e ai suoni di tastiere e chitarra che ci hanno ricatapultato al controverso ‘Falling Into Infinity’ firmato Dream Theater. Non mancano ovviamente chorus ruffiani e parti neoclssiche come in ‘The Great Fall’ e ‘Aiming Higher’. ‘Enter The Gate’ è un disco che potrebbe scontentare diversi fans della prima ora di Ribel e soci, ma che contiene diversi spunti interessanti, una maggiore varietà compositiva e un tentativo di spostare le coordinate stilistiche dei Narnia incorporando le molteplici esperienze ed influenze immagazzinate con i progetti sviluppati lo scorso anno dall’instancabile singer. In definitiva un ottimo disco di transizione in attesa del completamento della trasformazione.
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