Considero i Red Aim un gruppo abbastanza originale, quello che continua a stupirmi è che siano tedeschi, popolo noto per molte virtù ma non per sfrenata esuberanza e spiccato “sense of humor” e di entrambe le caratteristiche questi quattro ragazzi della Saar sono dotati in maniera massiccia, cosa che alla fine li ha portati all’attenzione della potente Metal Blade per la quale esce il nuovo album. Comunque li conosco bene visto che tallono il gruppo sin dal debutto “Call me tiger” (1999) che già metteva in mostra alcune particolarità pur pagando pesante dazio allo stile kyussiano. Con “Saartanic cluttydogs” (2001) si verifica il salto di qualità, il sound viene trasformato in un ultraenergetico stoner’n’roll con derive psychoetniche brillante e personale, ed esplode la straripante personalità latina del frontman Karsten Brill, ora ribattezzatosi Dr.Don Rogers, vera anima della formazione. La band si ripresenta in forma per questo “Flesh for fantasy”, il quale conferma la buona impressione suscitata dal precedente lavoro mantenendosi sulla stessa linea d’impostazione. Hard rock moderno alla Monster Magnet, qualche base desertica nemmeno troppo accentuata, una leggera patina d’annata garantita più che altro dall’uso costante dell’hammond, vedi il diadema settantiano “Kneel down and…” una morbida traccia alla Blind Faith, tutto legato insieme da spesso ritmo orecchiabile e da una folata psychoattiva ottenuta dalle istrioniche performances del massiccio e bizzarro cantante. Manca forse il tocco di genialità delle opere massime ma alcune soluzioni risultano scintillanti come il sinuoso etno-stoner posto in apertura o la potenza ruggente di “Highway crucifix” dove Dr.Rogers sfoggia uno strillo acuto e penetrante agli antipodi del classico canto stoneggiante. Aggiungiamo il furioso potenziale hit rock’n’roll “Aroma” che evoca addirittura il fantasma di “Elvis the Pelvis”, l’assalto di “Snokeshooter” ruvido ma con accenti catchy e la grintosa cover “Rock you like a hurricane” dei big Scorpions ed abbiamo dei buoni motivi per dare un’ascoltata a questo cd. Per chi cerca invece lo stoner maggiormente canonico restano gli spunti interessanti di “El gonzo mondial”,”Tombola” e della sincopata “My lovely mr.Singingclub”, i quali pur rientrando negli stilemi classici del genere non sbracano in clonazioni totali, anzi godono di un trattamento per certi versi leggero e raffinato pur se robustamente intenso. Magari i Red Aim risulteranno un po’ troppo scanzonati ed irriverenti (“commerciali”??) per gli stoners più incalliti, specie quelli coinvolti dalle trame cupe e debordanti dell’area doomeggiante, ma è certo che la loro intenzione è quella di ritagliarsi un’identità quantomeno personale e ciò viene a loro merito assoluto. In conclusione un disco godibile, un altro piccolo astro di una galassia musicale che diventa sempre più vasta e complessa senza finire di sorprendere in positivo.
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