Attenzione, fermi tutti.
Siamo di fronte al disco dell’estate 2006.
E, soppesiamo bene le parole. Non ho parlato di disco dell’anno, ma disco DELL’ESTATE.
Avete presente quei lavori che uno li ascolta per la prima volta ed immediatamente viene fiondato in un’immagine di se stessi alla guida della propria automobile, autostrada o statale deserta, finestrini abbassati a causa dei 35 gradi di temperatura esterna, occhiali da sole, braccio fuori con tanto di catenina sul petto al vento e stereo a palla per contrastare il caos creato dalle turbolenze dell’aria?
E, di supporto, un clima di rilassatezza generale, di serenità, come potrebbe essere un viaggio di partenza per le ferie, per il campeggio, il mare o qualsiasi altra meta o destinazione simbolo di sfogo, di fuga dalla quotidianità e dalla routine della vita, per gettarsi in qualche settimana di svago e divertimento?
Ecco, questo è veramente il disco
PERFETTO per una ambientazione del genere e, così come tanti anni fa poteva essere “
Frozen” dei
Sentenced, basterà dare una rapida occhiata ai testi per farvi entrare completamente questo album nelle vene, per farvi salire quella sana rabbia da “
ci sono anch’io, you can’t bring me down” che vi lancerà nell’estate più fantasticamente ribelle ed incazzata (in senso positivo) che possiate ricordare.
Merito di tutto questo è dei tedeschi
[Soon], provenienti da Amburgo (città più nota alle cronache musicali per Helloween e Gamma Ray), che sono invece dediti ad una sorta di metal di stampo moderno, dove il potente e pesante hard riffing si incrocia e mescola a perfezione con dei ritornelli che si stampano talmente a perfezione nelle vostre menti che vi sembrerà di conoscere da sempre questi brani sin dal primo ascolto.
Data la molteplicità delle influenze è assai arduo definire una pietra di paragone per i [Soon], tuttavia lampi di
Paradise Lost,
REM,
Depeche Mode, il tutto ovviamente in una chiave fottutamente metal e coinvolgente (altrimenti non starei qui io a recensirli…) che non lascia scampo all’ascoltatore, a cui non rimane altro da fare che alzare ancora di più il volume e lanciarsi a squarciagola nel rincorrere l’ottimo singer
Eric, davvero protagonista di una prova maiuscola e personale.
Quanto a “
End Isolation”, beh non c’è molto da dire. Un album perfetto. Ogni brano entusiasma quanto e più quello che lo precede, ne potrebbero essere estratti dieci singoli, quante sono i pezzi che lo compongono, per 41 minuti di musica davvero ai massimi livelli. Difficile, quasi impossibile, citare canzoni che si elevino sopra la media, tuttavia impossibile non segnalare la delicata “
Timid Child”, l’intimistica “
Desperate”, l’ipnotica “
Try Again”, le devastanti “
Buried” e “
Just an Illusion” e soprattutto la rabbia suscitata dall’iniziale “
All I Wanted” che è una di quelle che vengono ricordate per anni e non per una sola estate…
Dal defender, al blackster, al rocker, a tutti quelli che amano la buona, anzi ottima musica. Questo è un disco da fare vostro a tutti i costi. Assolutamente clamoroso, per un’estate indimenticabile.