Nota introduttiva: spero che il nuovo album dei Deicide venga scaricato da miliardi di persone e che la Earache, insieme a tutte le altre etichette dal simile comportamento, vada in fallimento presto, così la finiremo di vedere RIDICOLE protezioni anti pirateria, come quella di slittare il disco in 99 comodissime tracce, perdipiù con il voice over che ci ricorda che stiamo ascoltando il nuovo disco dei Deicide…
E così, come accaduto per Luca Turilli, andiamo ad ascoltarci una comoda versione di nove brani scaricata da internet anziché il promo in nostro possesso per affermare che… I DEICIDE SONO TORNATI!!!
Era da anni che attendevamo questo momento, anzi a dire la verità nessuno ci sperava più, ma il miracolo si è compiuto ed è arrivato il lavoro che spazza via tutta l’immondizia e l’inutilità sonora che, da circa sei anni, Glen Benton ci propinava con entusiasmo pari a quello di un becchino che svolge il proprio lavoro.
Entusiasmo che a quanto pare è stato conferito in maniera esemplare dai due nuovi arrivati, Jack Owen dai Cannibal Corpse e Ralph Santolla dagli Iced Earth, che hanno letteralmente preso in mano una band morta e sepolta, riportandola non solo a nuova luce ma ad antichi splendori! Ed è così che senza dubbio possiamo affermare che “The Stench of Redemption” è il miglior album dei Deicide insieme ai leggendari primi due album, anzi a nostro parere anche migliore di quel “Legion” che segnalò la band al grande pubblico nel lontano 1992.
Tornando al presente, inutile trattenersi dall’emozione ascoltando l’opener title track, che ci consegna davvero una formazione incredibilmente in forma, pesante come non mai, ma sempre attenta a non cadere in qualche banalità o nella parodia di sé stessa, come accadeva regolarmente negli ultimi anni; “Death to Jesus”, “Desecration”, “Homage for Satan”, “The Lord’s Sedition” e tutti gli altri pezzi sono un’emozione dietro l’altra, che diventa magia quando Santolla abbandona il riffing furioso di Owen e si mette ad ornare e decorare i brani in maniera allucinante, con assoli melodici ed allo stesso tempo malevoli che sono di una bellezza davvero commovente e che riescono a fondersi perfettamente nella musica diabolica dei Deicide, finalmente maestosa ed imperiale come ai bei vecchi tempi. Oltretutto, per dare un tangibile segno di continuità al tutto, nel retro copertina compare la foto che appariva dietro al primo cd “Deicide”, nello stesso parco con la statua di Cristo alle spalle della band, ovviamente oggi non più formata dai fratelli Hoffman, ma dalla nuova coppia di chitarristi, un Glen Benton con almeno 15kg più di allora ed un Steve Asheim praticamente identico e, è bene ricordarlo, letteralmente portentoso alla batteria.
Per la perfezione assoluta sarebbe stata necessaria la presenza di Scott Burns alla produzione, ovviamente nei Morrisound Studios, ma questi sono dettagli dati dalla felicità di aver ritrovato, quando la speranza era ormai sepolta, una band che ha scritto la storia del death metal mondiale e che, grazie a questo nuovo album, continua a scriverla, ritornando prepotentemente nell’Olimpo della musica estrema incontaminata. Acquisto obbligato, DEATH METAL CAN’T DIE!!!