Ritorno al passato per la band vicentina capitanata come sempre da Tony Mad Fontò che, dopo due album per Frontiers Records, di cui il primo “The Dark Age” piuttosto cupo ed inusuale per i White Skull, passano alla decisamente più congeniale Dragonheart dando alle stampe il nuovissimo “The Ring of the Ancients”, registrato presso i Remaster Studio di Vicenza, prodotto dallo stesso Fontò e masterizzato ai New Sin di Loria.
Già, ritorno al passato in quanto i White Skull virano nuovamente su sonorità vicine a quanto proposto nei primi anni di vita del prolifico combo italico, quando alla voce c’era ancora quella Federica De Boni che per lunghi anni ha ricoperto il ruolo di singer; inoltre, dopo aver affrontato Vichinghi e Romani, stavolta il tema storico dell’album è rivolto ai Celti, quindi alla maestria di Gus Gabarrò il compito di narrarci le storie incentrate sulle battaglie, i misteri e le leggende di questo popolo.
Sicuramente negli anni il gruppo ha acquistato notevoli doti tecniche e di affiatamento, ed i recenti acquisti impersonati da Steve Balocco al basso e Danilo Bar alla solista non hanno fatto altro che accrescere il valore dei White Skull, come sempre alle prese con la propria musica, fatta di metal vigoroso ed incessante, senza troppe concessioni alla melodia fine a sé stessa, piuttosto incentrata su un grezzo e veloce power di matrice tedesca, non a caso l’amicizia di lungo corso con Chris Boltendhal dei Grave Digger, con alcuni spruzzi di metal targato stelle e strisce.
I brani più rappresentativi del nuovo album possono essere identificati nell’iniziale e veloce “Ninth Night”, l’anthemica “Guardians” e la potente “Head Hunters”, guarda caso poste, intelligentemente, tutte e tre in posizione di apripista, brani White Skull al 100% che faranno la felicità di tutti i loro fans, specialmente di quelli che li seguono dai primi lavori, dato che proprio a quei lavori “The Ring of the Ancients” è legato a doppio filo, dopo qualche cd in cui i nostri hanno lasciato maggior spazio alla sperimentazioni di nuove sonorità.
Da segnalare inoltre la presenza del videoclip proprio della traccia “Ninth Night” ed un buon livello di produzione, molto “in presa diretta” quasi live, anche se leggermente carente ed un po’ leggero in fase di presenza delle chitarre.
In definitiva un lavoro in pieno stile White Skull che magari non farà acquisire nuovi ascoltatori ma che farà la gioia di tutti gli aficionados.
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