Non sono un gran conoscitore del lavoro dei newyorkesi Bayside e quel poco che avevo ascoltato non mi aveva stimolato ad un approfondimento. Probabilmente un disco acustico non è il mezzo migliore per tale operazione, ma devo dire che mi sarei aspettato un prodotto molto più soporifero e artificioso.
Le canzoni qui proposte, tra estratti dai loro album riadattati per la circostanza, cover versions e inediti, riescono a superare abbastanza agevolmente il cimento di un arrangiamento unplugged, mentre su tutto aleggia un senso drammatico di autentica commozione per la prematura scomparsa in un incidente stradale del drummer della band John “Beatz” Holohan, al quale tutta l’opera in qualche modo appare dedicata.
Il Dvd incluso accentua ulteriormente questo senso commemorativo e non solo per la presenza di una sezione esplicitamente dedicata alla memoria di Holohan inserita nei suoi extra (assieme ad immagini catturate in studio di registrazione); anche durante l’esibizione registrata alla House Of Blues di Chicago, di fronte ad una discreta folla di giovani in delirio (tra cui molte ragazzine, a dire la verità!), si respira in maniera tangibile questo clima malinconico di sconforto e smarrimento per un amico perso troppo presto.
“Winter”, “Masterpiece”, la riedizione di “Megan” degli Smoking Popes (nel Cd impreziosita dalla presenza del loro cantante Josh Caterer, il quale s’intravede anche nelle studio sessions del Dvd), “Montauk”, “Devotion and desire”, sono tutti brani di buona qualità condotti dalla voce ispirata di Anthony Raneri, molto tipica nel genere d’appartenenza, ma sufficientemente passionale per catalizzare l’attenzione e toccare le corde dei sentimenti.
Degne di menzione, poi, le due tracce elettriche inserite come bonus tracks del dischetto esclusivamente sonoro: “Baby Britain”, egregia rilettura di Elliott Smith, e “Paternal reversal”, discreto esempio di pop punk emozionale, dall’elevato coefficiente di fruibilità.
“Acoustic” non rende improvvisamente, alle mie orecchie, i Bayside dei fenomeni di una scena davvero troppo congestionata e livellata, ma se non altro, a differenza di una situazione spesso solamente di “comodo”, le loro emozioni sembrano sincere, rendendo le composizioni un’adeguata colonna sonora a quelle visioni fatte di ricordi e di sogni, che qualche volta ci ritroviamo mentalmente a proiettare sui soffitti o sulle pareti della nostre stanze.
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