Difficile spogliarsi di tutti i pregiudizi che, nel bene e nel male, hanno accompagnato i Metallica nell'ultimo decennio, soprattutto quando il disco da recensire viene presentato come un ritorno al metal più duro e grezzo, in contrapposizione con album come "Load" e "ReLoad" che hanno scandalizzato soprattutto il pubblico europeo ed in particolare i fan della prima ora. E' arrivato dunque il momento: dopo una campagna promozionale che non ha risparmiato neanche i particolari più trucidi pur di creare attesa (esporre in questo modo la disintossicazione di James Hetfield è stata veramente un mossa di bassa lega) è finalmente la musica a dover parlare. Per dovere di cronaca va subito chiarito che non siamo assolutamente in presenza di un ritorno alle radici, e per quanto possa sembrare strano, "St. Anger" non rappresenta neanche un proseguo dei due famigerati dischi precedenti; questo album mostra effettivamente la volontà d'imboccare una nuova strada, come annunciato da Lars tempo addietro. Il nuovo sound del quartetto, arricchito per l'occasione dal produttore Bob Rock al basso, che sostituisce il dimissionario Jason Newsted, mostra una prolissità strutturale che segna una ripresa del mood di "...And Justice Far All", reinterpretato però in maniera completamente diversa rispetto al passato: dove prima c'era tecnica e complessità musicale ora si preferisce puntare sul groove e su un'ascendente modernista decisamente palese, anche se questo non basta a fare di "St. Anger" un disco nu metal. Le influenze mutuate da band come System Of A Down, tra l'altro pubblicamente apprezzate da James, sono solo una piccola parte del minestrone sonoro che i Metallica hanno scelto di rielaborare; c'è punk, hardcore ed industrial, a volercele trovare ci sono anche le tanto sbandierate citazioni degli ultimi Meshuggah e, perché no, è presente anche del thrash assieme ad una buona dose di sperimentazione. Si passa così da ottimi episodi come "Frantic" e "St. Anger", inficiati da una struttura non indovinata ma abbastanza classici nell'approccio, diretto ed intricato al tempo stesso, a brani più intimisti ma sempre indubbiamente pesanti come "The Unnamed Feeling" e la conclusiva "All Within My Hands", non dimenticando song maggiormente dirette come "Shoot Me Again", "Dirty Window", dall'orientamento quasi punk e arricchita da un accattivante refrain, la moderna "Purify" e "Sweet Amber"; come promesso dalla formazione, non c'è spazio per lenti o ballate. Una parola a parte merita la particolare produzione: i Metallica si sono sempre distinti per un sound assolutamente perfetto, curato sin nei minimi particolari, non a caso il black album, disco uscito più di dieci anni fa, viene ancora preso ad esempio quando si parla di produzioni impeccabili. Anche in questo caso "St. Anger" segna un'inversione di tendenza, le sonorità s'incupiscono, si fanno meno leccate e meno curate ed è soprattutto la batteria di Lars a risentire di questo cambiamento. Il familiare e grasso suono di rullante a cui il piccolo danese ci aveva abituato viene sostituito in questa sede da un freddo beat metallico, quasi industriale, e l'intero drum set assume una dimensione più chiusa, volutamente "low fi", che purtroppo incide sul risultato finale più in maniera negativa che positiva. E' palese lo sforzo compiuto dalla band per cimentarsi in qualcosa di nuovo, ed arrivare a mettersi in discussione dopo più di venti anni di carriera è sicuramente una cosa apprezzabile; indubbiamente in questo disco i Metallica suonano veramente quello che vogliono, anche perché una realtà del loro portata non ha più bisogno di strategie commerciali per vendere, la sola pubblicazione di un disco nuovo, ed il conseguente ovvio interesse dei mass media, basta ed avanza a creare la necessaria attenzione. Sfortunatamente "St. Anger" risulta un esperimento riuscito a metà: le strutture chilometriche di quasi tutti gli episodi minano seriamente la qualità del disco, l'ispirazione non è certo quella dei tempi d'oro e, allo stato attuale, la proposta della band risulta sicuramente meno interessante se confrontata con quella di formazioni attuali più fresche ed meno impacciate dal peso degli anni. E' doveroso aggiungere che "St. Anger" viene aiutato moltissimo dal nome Metallica: sicuramente non mi sarei prodigato in analisi così attente se non si fosse trattato del loro nuovo disco, e probabilmente neanche voi lo avreste fatto. Ci saremmo fermati dopo qualche ascolto catalogando l'intero platter come mediocre e nulla di più, ovviamente dopo decine di ascolti si entra nell'atmosfera del disco e s'iniziano a notare tante piccole soluzioni che inizialmente vengono trascurate, e questo porta inevitabilmente ad un maggiore apprezzamento. Non siamo di fronte al disco del ritorno, quindi, e neanche ad un'ulteriore passo verso il mainstream; questa volta i 'tallica hanno voluto fare a modo loro, ben consci della possibilità concreta di perdere parte del proprio bacino d'utenza; solo per questo andrebbero rispettati, purtroppo non basta il rispetto per le intenzioni a rendere "St. Anger" un disco con le qualità per andare oltre una sufficienza stentata.