Posizioniamo subito tre paletti. I Korn amano il Natale, questo non vuol dire che siamo più buoni del solito, anzi. 'Untouchables' non ha venduto quanto le aspettative. Considero 'Untouchables' come uno degli album migliori dei Korn… bene, ora si può iniziare. E’ alquanto facile inglobare i tre citati punti in un unico fascio: non trovavate il dischetto giusto per il regalo di Natale? Ecco che arriva il nuovo Korn a risolvervi i problemi, un album bello e violento quanto basta per far ritornare il pensiero alle origini del Nu Metal (l’”Adidas Rock”), ovvero quando la musica heavy fu sconvolta dal primo, omonimo debut della band americana… mossa commerciale per rispolverare un nome un pochino appannato dopo il mezzo passo falso di ‘Untouchables’, globalmente non accolto bene dalla critica e dal mercato, oppure mere esigenze artistiche? La risposta, probabilmente giace nel mezzo di entrambe le situazioni, ma fatto sta che il precedente ‘Untouchables’, così innovativo e sperimentale nel suo incedere eighties, è stato per il sottoscritto uno tra i migliori album del 2003. Ma torniamo sul punto: ‘Take A Look In The Mirror’ è un dischetto in perfetto Korn style, ove musicalmente non si hanno troppe novità di sorta o improvvisazioni sul tema, ma dove è ancora una volta Mr. Davis che rappresenta la sbarra di divisione, la linea di confine che passa tra i Korn stessi ed una qualsiasi altra band che suona Nu Metal… che ci crediate o no, oltre alle bellissime partiture melodiche, alla fortissima vena dark e wave spesso accarezza gli incubi sofferenti e psicotici di questi Signori (‘Everything I’ve Known’ e ‘I’m Done’ ne sono forse i vessilli più splendenti), alle frequenti atmosfere horrorifiche (oramai inconfondibilmente trademark del combo), all’ironia “contro” di ‘Y’All Want A Single’ (delirante ma impacchettata ad hoc) ed alle ritrovate malatissime deviazioni para-schizzofreniche (avete detto forse ‘When Will This End’?), si susseguono partiture growl e screaming, come se il buon J.D. volesse omaggiare idoli Death e Black Metal Cannibal Corpse o Cradle Of Filth, senza curarsi di pigiare troppo il piede sulla pura violenza. Di sicuro ci saranno diversi fans che apprezzeranno questo step back alle origini ed altri che storceranno il naso a songs aggressive e massicce come ‘Break Some Off’ o ‘Let’s Do This Now’ (ove viene rispolverata anche la tanto cara cornamusa), ma il risultato globale non cambia: i Korn sono tornati a pestare, a picchiare, forse come non hanno mai fatto… o almeno, come non ce lo ricordavamo. Fanno male? Tanto, tanto…
PS: il dischetto contiene almeno tre chicche di altissimo spessore: ‘Did My Time’, song/colonna sonora di Tomb Rider 2, ‘Play Me’, song in cui la presenza del rapper Nas rivolta come un calzino il concetto di contaminazione musicale ed una ghost track (almeno nella versione limitata)… la cover live di ‘One’ dei Metallica.
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