Non nego quanto abbia aspettato l'uscita di questo disco, animato dalle più rosee speranze dopo l'ottima prova fornita dai Trivium con il precedente "Ascendancy" che rasentava l'assoluta perfezione. E non nego nemmeno quanto al primo ascolto di "The Crusade" sia rimasto deluso. La critica aveva affibbiato loro l'etichetta di "nuovi Metallica", e molto probabilmente questi quattro ragazzi americani si sono convinti di esserlo veramente: non vedo altra spiegazione alla virata musicale tanto brusca quanto annunciata dai proclami della band prima dell'uscita dell'album (decisione di abbandonare lo scream e volontà di emanciparsi dal movimento metalcore di cui hanno sempre dichiarato di non far parte). Il buon Matt Heafy sempra posseduto dallo spirito di James Hetfield quando canta, cercando di assomigliare in tutto e per tutto al singer dei Metallica, riuscendo ad essere convincente in alcuni frangenti, ma risultando assolutamente fuori luogo in molti altri. A mio avviso la scelta, seppure motivata da motivi di salute, di abbandonare lo scream è stata assai sfortunata e ha influito non poco sull'impatto e sull'incisività dei pezzi di questo album. Con questo "The Crusade" i Trivium si saranno anche scrollati di dosso l'appellativo di band metalcore, ma allo stesso tempo si sono guadagnati quello di tribute band o revival thrash anni '80. Già, perché se l'essere considerati facenti parte di un calderone che ormai si sta spegnendo su se stesso come quello del metalcore era percepito come castrante per l'originalità e l'individualità della band, la decisione di tuffarsi in suoni più vintage o comunque di vecchia scuola non produce, secondo me, il risultato sperato. Ma vediamo l'album in sè. Le tredici tracce che compongono questo "The Crusade" possono essere suddivise in tre categorie: canzoni belle ma non originali, canzoni sufficienti e canzoni brutte. Le prime quattro tracce ("Ignition", "Detonation", "Entrance Of The Conflagration" e "Anthem (We Are Th Fire)") rientrano sicuramente nella prima categoria, anche se non si tratta altro che di pezzi dal flavour thrash anni '80 con una produzione al passo dei tempi, in cui la personalità dei Trivium emerge solamente negli ultimi due minuti di "Detonation" e nel finale di "Ignition", mentre per il resto è limitata ai cori e alle doppie voci che sono sicuramente accattivanti. Se si fosse trattato di un mini lp composto da queste prime quattro tracce sicuramente ne avrei consigliato l'acquisto, anche se si tratta di canzoni che non brillano certo per originalità, ma che sono comunque belle. Della categoria delle canzoni sufficienti fanno parte "And Sadness Will Sear" e "Becoming The Dragon", "Unrepentant", "To The Rats" e in parte anche la canzone di chiusura "The Crusade", che se solo fosse stata più breve avrebbe potuto far parte della prima categoria di canzoni. Il punto di forza, o se vogliamo, cioè che da loro la sufficienza, sta ancora una volta nei ritornelli, orecchiabili, catchy e azzeccati, mentre per il resto nulla di nuovo sotto il sole: predilezione per i tempi in 4/4 e una sensazione di già sentito. Nella categoria delle canzoni brutte faccio rientrare le restanti cinque canzoni, poco meno di metà album: se per le canzoni della categoria 2 i Trivium si salvano in corner con dei ritornelli efficaci e orecchiabili, per queste canzoni siamo di fronte alla piattezza totale, mentre la sensazione di già sentito si trasforma in un elettrocardiogramma piatto di originalità. Mi piange il cuore sentire un Travis Smith sacrificato dietro le pelli, costretto a mettere da parte la propria tecnica per dedicarsi a tempi quadrati, scontati, senza far emergere la propria personalità che mi aveva fatto amare incondizionatamente il suo lavoro in "Ascendancy"; è triste sentire Heafy partecipare al concorso per il sosia (vocale) di James Hetfield, rinunciando a cercare un proprio stile di canto, ed è avvilente sentire come le chitarre non graffino più, a causa di un drastico taglio degli artigli. In sostanza si tratta di un disco che non esito a definire mediocre dal mio punto di vista, in cui canzoni come "Detonation", "Entrance Of The Conflagration" e "Anthem (We Are The Fire)" sono i salvagente che impediscono a "The Crusade" di affondare totalmente. Peccato, perché le aspettative dopo l'exploit di "Ascendancy" erano alte e proporzionate al valore dei Trivium, che comunque hanno una carriera davanti e tempo per rifarsi ampiamente. Per il momento rimandati a settembre.
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