Mark Zonder, straordinario musicista, legato alla memoria di tutti noi per i suoi trascorsi con i Fates Warning, - fulgido esempio di musica di altissima qualità, attraverso anni e dischi e cambi stilistici - è una di quelle figure che da sole riescono a smuovere l'interesse di ogni vero amante della musica tutta. Quando alcuni mesi addietro si era sparsa la voce di questo progetto, Slavior per l'appunto, ecco che la febbre ha invaso le case di tutti noi. Mark Zonder, e la domanda scaturiva da sola, sgorgando automaticamente dal nostro cuore: cosa potrà mai regalarci di nuovo e di esaltante? Beh, il dischetto in questione è una sontuosa e prepotente risposta. Aiutato in questo percorso da Wayne Findlay ( Michael Schenker Group ) alle chitarre e tastiere e da Greg Analla, vocalist già in forza ai Tribe Of Gypsies, ecco che la band firma il deal con la prog label per antonomasia, ossia la InsideOut. Quindi è prog metal quello che scorre nei solchi di questo debutto? Uhm, no...non proprio, ma anche si. Se il termine "progressive" viene visto nell'ottica giusta, che non è solo quello della tecnica esagerata e spesso fine a se stessa, quindi apertura mentale e voglia di sperimentare tutto lo scibile che la musa del songwriting riesce a decantarci, ecco che questo "Slavior" è puro prog. "Origin" apre le danze con un riffing denso e cattivello, supportato da vocals grintose e volutamente sporche, mentre Zonder sciorina lampi di classe cristallina. "Shatter" e "Swept Away" portano la band su territori più lineari, basandosi su strutture bellicose al limite col nu metal, con un guitar working di Findlay davvero corposo. Quando la band decide di stupirci, ecco che "Altar" esplode in tutto il suo arzigogolare, sfiorando più volte l'ombra di velluto targata Fates Warnng. Dopo questa piccoli parentesi in paradiso, il trio gioca la carta del crossover, calando l'asso "Another Planet", un brano carico a palla di groove e se vi strappate i capelli per bands genialoidi come Mordred e Varga, beh...benvenuti nella casa del piacere. "Give It Up" continua sul sentiero dell'incrocio artistico, ed ecco che Living Colour e Supergroove donano il loro benestare su questo brano. Incredibile è come Analla riesca a modulare la sua voce su diversi registri, calandosi alla perfezione nei diversi meandri che contraddistinguono il lavoro. Il capolavoro del disco è gelosamente custodito in "Dove", un piccolissimo scrigno al cui interno giace un tesoro di inestimabile valore. Un incipit reggae, caldo ed avvolgente come le spire di un constrictor, ci lascia inermi davanti alla parata messa in piedi dai tre prestigiatori in musica. Un chorus che colpisce duro al cuore - Greg Analla regna sovrano!!! -, una parte centrale strumentale da spellarsi il gingillo ( ascoltatemi e sappiatemi dire ) ed una chiusura che abbraccia tutte le diverse sfaccettature del brano. Un brano che manda al tappeto, collocandosi di diritto come una delle migliori composizioni di questo 2007. Accennando alla solita grande produzione InsideOut, che regala al disco un suono limpidissimo, ecco che ci si ritrova tra le mani un dischetto davvero bello. Zonder e company hanno stupito tutti con un sound che molti non s'aspettavano - io per primo - riuscendo a suonare qualcosa di convincente e dotato della giusta personalità. A chi consiglio questo debutto? Uhm, direi a tutti coloro che amano la Musica, perché qui è riduttivo fermarsi alle etichette.
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