Guardi la copertina e capisci che questo non è un disco normale: un senso di inquietudine assale il cervello attraverso l’immagine di copertina, attratto e turbato da un cavallo alato fiammeggiante che sembra preso da un quadro di Yeronimous Bosch. Affezione e distacco, sono questi i sentimenti contrastanti che “Remission”, prima opera di questo combo americano, comunica dai propri ‘solchi’ e certo il fatto che la band sia formata da membri di Today is the day la dice lunga sull’impatto, a tratti furia iconoclasta, che pervade le canzoni. I Mastodon rappresentano un perfetto punto di collisione tra il noise americano più lunatico e nero, hard rock a tratti tracimante in derive psichedeliche e gli incubi sabbathiani, e tutto questo grazie a brani indecifrabili in cui, dove non te lo aspetti, spuntano chitarre perse in litanie melodiche ed esplosioni di wall of sound aiutate dalle urla disperate del cantante dominato da nichilismo e senso del dolore, perfetto per il contesto costruito. Si spalancano porte verso l’oscurità, canzoni senza speranza, il rock più nero e apocalittico che potreste immaginare, rock davvero trascinante. “Trilobite”, la malefica “March of the fire ants”, “Workhorse”, vera cantilena infernale, “Mother Puncher”, a dispetto di fasi strumentali che a volte ricordano certo ‘root’ rock della vecchia America sudista, sono forgiate nel fuoco dell’inferno e solo la mitezza della conclusiva “Elephant man” riesce a dare pace dopo tanto sferragliare di metallo. Forse rimarranno per pochi ma i Mastodon, almeno in questa prima prova, hanno offerto uno spettacolo bellissimo, un vero giudizio infernale.
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