Ecco un disco che potrebbe fare la felicità di chi ancora ripensa con un pizzico di nostalgia a quel sano thrash di fine anni ottanta, quando la rabbia ancestrale caratteristica del primo periodo si era oramai stemperata e trasformata in lucida e controlla tecnica esecutiva. Gli Scariot si rifanno direttamente a quel periodo, costruendo su questa consolidata struttura, fatta di robusti up tempo alternati a passaggi più tranquilli e ragionati dove potenti riffs fanno il bello e cattivo tempo, nove canzoni che incorporano anche influenze ora più progressive ora più moderne. La lunga gestazione di "Momentum Shift", album che ha richiesto non meno di tre anni per vedere la luce, dimostra anche la cura maniacale riposta nei dettagli, unita anche ad una produzione precisa, potente ma anche sufficientemente ruvida da risultare paradossalmente spontanea. E così attraverso canzoni quali "Redesign Fear", "Noble Quest" oppure "Vast" scorrono accenni di Queensryche periodo "Empire", spruzzatine di Iced Earth, richiami di Symphony X e continui riferimenti ai Nevermore, soprattutto per quanto riguarda le parti cantate, con un Oyvind Haegeland a fare la parte del fratellino minore di Warrel Dane. Se aggiungiamo infine una perizia tecnica di assoluto livello, complice anche la presenza di Steve DiGiorgio al basso, e una cover di Symbolic tutto sommato accettabile, otteniamo un lavoro godibile, non troppo innovativo ma neanche scontato e prevedibile. Gli Scariot meritano di essere tenuti d'occhio, ricordatelo.
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