Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:23 min.
Etichetta:Dying Victims Production

Tracklist

  1. THE GOD FUKK YOU
  2. SIX HORNED PERVERTOR
  3. DEATH TO ALL
  4. RAPE FROM THE GRAVE
  5. THE CRUEL REIGN
  6. DEVASTATION
  7. BLOOD FOR THE CRYPT DAGGER
  8. 5440 OR FIGHT (DEAD MOON COVER)

Line up

  • Poser Disposer: guitar, vocals
  • Executer Ov Hell: bass
  • Savage Defiler of the 14000: drums

Voto medio utenti

Con questo mini-album dei tedeschi Crypt Dagger facciamo un tuffo nel passato, alle remote origini del black metal. Mi riferisco al glorioso periodo degli Hellhammer, dei primi lavori di Venom, Bathory e Celtic Frost. Un metal grezzo, oscuro, distorto, sulfureo, dove il mandato primario ed assoluto era l'impatto brutale e l'atmosfera sinistra e demoniaca. Niente di superfluo, nessun tecnicismo, abolita qualsiasi velleità melodica, piuttosto una evidente attitudine punk ed iconoclasta che rende questo sound una lama tagliente che affonda nelle carni senza la minima esitazione.
Il trio di Karlsruhe ci ripropone questo stile in maniera precisa e calligrafica, come non fossero trascorsi circa quattro decenni. Il presente disco comprende i quattro brani dell'Ep "Tales of torment", uscito in digitale nella primavera del 2019, più tre pezzi nuovi ed una cover dei Dead Moon ("5440 or fight").
Tracce brevi, concise e serrate, cattive e primitive, con forti componenti speed'n'punk com'era caratteristica di quel preciso momento storico. Emerge la furia convulsa di "Six horned pervertor", delle spezzacollo "The cruel reign" e "Devastation", la tenebra isterica e venomiana di "The god fukk you", tutto corredato degli elementi satanistico-orrorifici cinematografici che ben conosciamo. La voce gutturale di Poser Disposer è quasi identica a quella di Tom G.Warrior, cosa che chiude il cerchio su questa opera di riproposizione archeologica.
La perplessità è ovviamente legata all'utilità di rifare esattamente le cose proposte da altri negli anni '80. Per quanto sia lodevole la passione per un certo stile, non si può evitare di notare come la somiglianza con titoli ormai di culto quali "Welcome to hell" o "Morbid tales" sia esageratamente marcata fino quasi a sfiorare il plagio artistico. Se vi interessa solo la scarica di adrenalina, questo breve lavoro funziona a dovere, ma non può certo riaccendere le emozioni di quei classici che hanno generato un nuovo modo di suonare metal.

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