Non ero sicuro che avrei avuto per le mani un secondo album per i
Powerwolf, questo nonostante li avessi visti in azione sul palco (nel 2005, a Milano, come opener dei Gamma Ray). Infatti, la genesi di questa formazione, che per la maggioranza dei musicisti ha origini germaniche mentre il cantante Attila Dorn proviene dalla Romania, mi aveva fatto ritenere di trovarmi di fronte ad un progetto di breve durata. Anche il loro primo album, "Return in Bloodred", non aveva lasciato troppe aspettative, nonostante gli evidenti sforzi promozionali della Metal Blade.
Ora, l'ascolto del nuovo disco "Lupus Dei" lascia dietro di se sensazioni ed impressioni migliori, sopratutto per una maggior freschezza delle canzoni ed una minor ingenuità compositiva, ottenute mettendo un po' da parte i troppi coretti facili (e scontati...) e certe forzature che avevano caratterizzato buona parte di "Return in Bloodred".
Le chitarre di Matthew Greywolf si fanno sentire maggiormente ed anche Attila sembra calato maggiormente nel ruolo dell'heavy metal singer.
Con l'opener "We Take It From The Living", i Powerwolf spingono in maniera convincente, poi sulla successiva "Prayer in the Dark", comunque discreta, aleggia spietato lo spirito dei Maiden, chiaramente avvertibile nelle trame di chitarra. "Saturday Satan" è invece piuttosto stuccosa e subito riecheggiano i principali difetti della formazione. Pure i cori enfatici di "In Blood We Trust" (che in alcuni passaggi ricorda i Mercyful Fate) e della conclusiva "Lupus Dei" non sono certo il massimo dell'originalità e lasciano trasparire una certa ripetitività. E' sicuramente più convincente la cattiva e frontale "Behind the Leathermask", che nel suo modo di reinterpretare l'Heavy Metal degli Eighities ricorda i Dream Evil, finendo con il segnalarsi anche come il pezzo più riuscito dell'album. Non riscuotono, infatti, gli stessi buoni riscontri le powereggianti "Vampires Don't Die" (e riecco pure gli stucchevoli "
Oh Oh Oh...") e "Tiger Of Sabrod", ma nemmeno la tetra e teatrale "When The Moon Shines Red", ed ottengono migliori risultati i toni più Hard Rock di "Mother Mary Is a Bird of Prey".
Se le tematiche affrontate ed il look dei cinque musicisti non si discostano dal passato, "Lupus Dei" mostra qualche passo in avanti.
Il lupacchiotto cresce...
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