Gli Atreyu debuttano con "Lead Sails Paper Anchor" su Roadrunner Records (negli Stati Uniti sono invece passati sotto le insegne della Hollywood Records) e lo fanno mutando stile in maniera assai accentuata. Ciò che colpisce è la netta diminuzione di parti di voce sporca a favore di una sempre più numerosa melodia nel cantato, di cui va segnalato però un miglioramento nella qualità. Questa svolta nella voce di Alex Varkatzas è accompagnato da un cambio più in generale nel genere musicale; infatti è già "Doomsday" a rivelarci come i tratti predominanti della band proveniente dall'Orange County, il metalcore dei dischi precedenti come "The Curse" per intenderci, si sia affievolito cedendo il passo ad un rock dal sapore Papa Roach e Avenged Sevenfold, ma attenzione perchè nella struttura dei riff, diretta e mirata, nonchè nei ritornelli corali si scova un rimando agli ultimi Trivium e più precisamente, andando ad estrapolare la fonte a cui questi ultimi hanno attinto, ai Metallica più esemplari e più degni del nome che portano. "Doomsday" è sicuramente il pezzo più intimistico per Varkatzas poichè vi sono racchiusi tutti i sentimenti di rabbia e frustrazione che ha sofferto mentre era in tour con la band ed ha appreso della morte del nonno senza potergli dare un ultimo saluto. L'orecchiabilità di questo lavoro sembra essere il marchio di fabbrica e lo si comprende ascoltando brani quali "Falling Down", che fanno tornare in mente i Green Day senza camicina, cravatta e kajal nero di "Dookie", mentre all'improvviso un barlume luccicante di metallo s'intravede nell'incipit slayeriano di "Becoming the Bull", ma non è che uno specchietto per le allodole perchè anche qui non
manca il classico ritornello catchy emo-core con voce melodica. La produzione dell'album contribuirà di certo a portare ingenti entrate economiche nelle tasche degli Atreyu poichè è stata affidata al signor John Feldmann, (insieme al mixaggio di un altro sinonimo di garanzia nel campo che porta il nome di Andy Wallace), la cui attitudine naturale a confezionare prodotti commerciali di successo è ben nota (basti ricordare che ha prodotto anche gente come Hilary Duff e Ashley Simpson!), ma le scelte lavorative altrui poco ci interessano in questa sede. Di certo il suo fiuto gli ha dato ragione nel caso degli Atreyu ad esempio di fronte ad un pezzo che suona bene come "When two are one", perfetto per essere dato in pasto anche alle radio con il suo dolce e malinconico arpeggio di chitarra iniziale che sfocia, con l'entrata del resto degli strumenti, voce compresa, in un veloce pezzo con una spolverata di thrash moderno e con un breve assolo di chitarra niente male. Una "hit" da segnalare è "Blow" che rende omaggio al divertente hard rock anni '80 ed ha un sound degno dei Motley Crue. E a proposito di omaggi è stato come un fulmine a ciel sereno scoprire che sulla special edition c'è una cover di "Epic" dei Faith No More, che pur non essendo presente nel promo in mio possesso non ho mancato di ascoltare, (niente di più facile nell'era di YouTube, provare per credere), e che è una scelta coraggiosa se non altro per le immancabili critiche dei puristi.
"Lead Sails Paper Anchor" è un album sicuramente d'impatto ma il cui effetto forse svanisce e si dissolve nel tempo dopo ripetuti ascolti. Immancabile prodotto comunque per coloro che seguono la band che prende il nome dall'indimenticato personaggio de "La Storia Infinita".
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