Innanzitutto una bella bacchettata sulle mani con un bel righellone di legno (stile insegnanti elementari degli anni '30) per la scelta della copertina, probabilmente la più orrenda che mi sia capitata tra le mani quest'anno, ancor più di certe pacchianate di band grind/gore/brutal. Mancano 3 mesi alla fine dell'anno, ma sicuramente i Razorshape sono in lizza per la vittoria finale.
Veniamo a noi, dunque, e al conenuto musicale di "Live With It": innanzitutto va detto che questa band d'oltralpe è al debutto discografico e che le coordinate stilistiche a cui il gruppo si rifà sono decisamente death metal, ma non quel death metal floridiano e nemmeno svedese: ascoltando l'album non può non tornare alla mente il primo trittico degli svizzaeri Samael, ossia "Workship Him", "Blood Ritual" e "Ceremony Of Opposites". Di conseguenza il death dei Razorshape non è certamente votato all'assalto sonoro o a velocità di esecuzione smodata, bensì alla ricerca del groove, del riff cadenzato, della melodia e di atmosfere plumbee ed opprimenti. Operazione che alterna episodi ben riusciti (e mi riferisco ad esempio a "Out Of Space" o "Mediocrity") ad altri che risultano poco ficcanti, fallendo nel tentativo di stuzzicare l'orecchio dell'ascoltatore, scorrendo piuttosto anonimi. Debuttare con un capolavoro è ovviamente cosa per pochissimi, schiera in cui non rientrano certo questi ragazzi francesi, che comunque si lasciano ascoltare senza troppe pretese e con qualche sbadiglio, ma nulla di particolarmente grave. Di certo meglio di tanta altra roba che gira ultimamente, se non altro per il fatto che il death che tira un sacco al momento è tutt'altro.
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