Escono alla ribalta grazie alla sempre valida ed attenta Northwind Records i campani Mind Colour, quartetto reduce dal buon successo del demo cd intitolato "Frames", dediti ad una sapiente miscela di classic e prog metal di indubbio buon gusto e supportato da una tecnica individuale molto buona che grazie a Dio non finisce per prevalicare l'integrità di un brano ma si mette al servizio della composizione stessa, arricchendola e dotandola di una buona architettura sonora. Con tutte le limitazioni di un debut album (sicuramente la produzione non eccelsa nel guitar sound sebbene ampiamente sopra la sufficienza con qualche errorino tecnico come il brusio delle chitarre al momento di entrare in scena all'inizio di "Scent of Life) i Mind Colour hanno svolto un egregio lavoro, semplicemente affidandosi ad un valido songwriting (tranne che nella poco convincente "The Master") che vede nell'opener "The Illusionist Baron", "Scent of Life", "The Queen of Silence" e nella conclusiva "Infinite Horizon" i punti salienti dell'intero lavoro, impreziosito dagli ottimi assoli di Alfonso Ferrara e dal tappeto di tastiere, mai invadenti, della coppia V.De Lucia/Martone, e dal personale timbro vocale del singer Raffaele De Lucia, nettamente a suo agio nell'interpretazione vagamente alla Geoff Tate che riesce a fornire, meno per quello che riguarda la pronuncia inglese indubbiamente da perfezionare. Comunque lontani dai Queensryche e nettamente più vicini al movimento prog scandinavo ed europeo di inizio anni '90 capitanato da ottime formazioni purtroppo spesso dissolte nel nulla come Conception, World of Silence e Poverty's No Crime, i Mind Colour rappresentano una bella realtà per il movimento prog metal italiano, molto più florido ed attivo qualche anno fa, realtà che con un po' di esperienza in più ed una produzione migliore potrebbe notevolmente accrescere le proprie potenzialità.