Secondo lavoro per Martie Peters ed il suo Group, nel quale l’ex Push conferma quanto di buono si era già ascoltato nell’esordio del 2005 e anzi incrementa l’efficacia della sua musica, che oggi risulta maggiormente matura ed appagante.
In “Road to salvation” vengono sostanzialmente conservate le coordinate musicali del dischetto d’esordio, ma questa volta i suoni assumono un’ulteriore consistenza compositiva, nella quale è rilevabile pure una modesta componente “attualizzata”, incastonata con misura nelle classiche strutture dell’hard rock melodico, l’evidente passione dell’artista danese.
E poi c’è poco da fare, chi ha, come me, amato “follemente” i White Lion (soprattutto quelli dei primi due album) non può non apprezzare anche l’MPG e la voce del suo leader, che a tratti sembra quasi un “consanguineo” di Mike Tramp tanta è la similitudine tra le rispettive intonazioni.
A dire il vero c’è anche qualcosa di Brian Adams nella timbrica di Martie ed il cocktail vocale così ottenuto, nel quale in ogni caso ha discreta importanza pure la porzione autoctona che i signori Peters hanno conferito alla laringe del loro erede, viene accolto dai miei apparati uditivi in maniera davvero gradita.
Da rimarcare anche la prova di Martin Slott, collaboratore di Martie dai tempi dei Push, che si dimostra ancora una volta un eccellente riffeur ed un incisivo solista, piuttosto abile nel sobbarcarsi senza problemi la questione “energica” del dischetto.
Nascono così belle e risolute melodie (“Fallen”, “Chosen one”, “Silence sits at my throne”, “Waitin’ in line”, ripescata dal repertorio dei Push e la volubile title-track, con il suo tocco bluesy), appena spruzzate da sonorità modernizzate (“Shallow”, “Wish”, “Swimming in your blue eyes”, “Kill the pain”), senza dimenticare l’immancabile momento soft risolto con grande intensità (“For what it’s worth”), per una “strada per la salvezza” che, a differenza di quanto si è normalmente portati a credere, almeno in questo caso particolare, appare assai piacevole, agevole e priva di patimenti.
Mixaggio a cura di Tommy Hansen.
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