Ero veramente indeciso nel "catalogare" (lo so, il termine è brutto, ma voi dovrete aver qualche indicazione del genere proposto dalle bands, no?) il sound dei Thine nel settore Dark Rock o direttamente nel Pop...mah, devo dire che forse la scelta più giusta era, Pop, ma tant'è...dicevo, i Thine, combo inglese attivo dal 1996 arrivato al secondo album su Peaceville, dopo il debutto nel 1998 con 'A Town Like This'. Il nuovo lavoro, 'In Therapy', si muove su un sound decisamente Pop Oriented, sia di derivazione americana che inglese, a cui si somma l'infinito amore per le sonorità dilatate, morbide e soffuse, proprie di un album come 'Alternative 4' degli English God Anathema, platter a cui i Thine sembrano dare una profonda importanza per la formazione del loro sound. Un suono caldo ed estremamente naturale si dipana da tutta questa nuova fatica del five pieces inglese, che più di una volta sembra strizzare l'occhio ai R.E.M. di qualche tempo fa, ai The Smiths ed agli U2, arrivando in alcune cose addirittura a sviluppare partiture vicine ai My Dying Bride meno decadenti, per poi ritornare, attraverso le nebbie di una mattina uggiosa dell'umida Inghilterra, ad un sound più sfumato e personale. Queste 12 tracks hanno la caratteristica base di essere circolari, dirette, se vogliamo anche elementari nella loro struttura base, ma comunque lavorate ed arrangiate con lo scopo di piacere al primo ascolto: in particolare, questo è il caso delle ottime 'Feel', 'Contact Point' (il rock in perfetto Sting style fa piano piano capolino), 'In Red Rooms', dal mood sostenuto e dal chorus decisamente avvincente, di derivazione filo Smashing Pumpkins, dalla pulsante 'Last Better Day', una song quasi Love Metal e dall'esaltante 'Running', ricca di dinamicità e di elettricità...purtroppo però, il platter presenta anche un paio di passi falsi, come l'opener 'Best Kept Secret', una track mid tempo di derivazione psichedelica e noisy, ma che non riesce a colpire il bersaglio, o l'oscura e ledzeppeliniana 'Homewrecker Extraordinaire', troppo statica e decisamente fuori dall'armonia del platter, o ancora la title track, troppo leggera e poco convincente...troppo Oasis, per intenderci! Un album con diverse luci e qualche ombra, dunque, che mostra una band dotata di estrema sensibilità (lo dimostra la conclusiva 'Bleaker Audio', una slow song di gran classe), ma anche di qualche ingenuità nel songwriting, a volte troppo poco maturo.
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