E' il 1992, quando il mondo della musica metal si avvia, ignaro, a ricevere in dono uno dei dischi più infulenti, importanti, fondamentali e fondanti di tutta una categoria.
Sono passati ormai tre anni, infatti, da quando i
Dream Theater, quintetto prog-metal di Hell's Kitchen, NY, ha datto alle stampe il primo lavoro,
When Dream and day Unite. Un disco bello, intenso, ma costellato di piccole sventure: un contratto poco vantaggioso, un cantante che non convince appieno, la sensazione, insomma, che molto, molto di più ci sia da tirare fuori. E così, i nostri si buttano duramente al lavoro, scrivendo, improvvisando, registrando, e cercando disperatamente una voce che ben possa esprimere il vero credo della band. Voce che verrà, di lì a poco, rintracciata in Canada, quando tale James Kevin LaBrie viene audizionato tramite cassettina.... Il resto, come si suol dire, è storia.
Images and Words è un pilastro fondamentale di quello che viene definito
metal progressive, un genere che proprio grazie a questo capolavoro riceve l'investitura e le coordinate stilistiche definitive. Un disco che, manco a dirlo, necessita di un track-by-track. Pronti? Via!
1 - Pull me under Un'intro arpeggiata di chitarra, e di lì a poco si scatena un brano potente, cattivo e massiccio, che da subito diventa 'il classico' per eccellenza dei Dream Theater (spingendoli, tra l'altro, a chiamare il best of, di imminente uscita, "
Greatest Hit, and other 21 pretty cool songs"!). Un brano che, al di là delle previsioni e di un video decisamente di infimo livello, riceve un grandissimo airplay da Mtv e soci. Piccola curiosità: il finale della song è volutamente "mozzato", spezzando improvvisamente il suo incedere maestoso; una scelta voluta e davvero strana, tanto che non pochi, all'uscita del cd, rimasero convinti che il loro disco fosse difettoso!
2 - Another Day I Dream Theater hanno acquisito, con l'ingresso di James LaBrie, una spinta in più nella quota melodica; quale modo migliore di mostrarlo, se non un lento?
Another Day è un brano struggente, dal mood triste e malinconico, che però esplode in un ritornello molto più power, con le tastiere dell'insuperabile Kevin Moore a farla da padrone. Agiungeteci dei piccoli inserimenti di sax soprano, ed un assolo indimenticabile di John Petrucci, e la seconda gemma è servita.
3 - Take the Time Si entra nel mito. Questo brano è il primo di una serie di capolavori assoluti che hanno dettato la legge del prog-metal; un pezzo lungo di una complessità e multiformità da lasciare sbalorditi, con un continuo andirivieni di temi musicali, ripetuti, ribaltati, incastrati, spezzati e poi ripresi, da lasciare senza fiato. L'ennesima prestazione maiuscola di James alla voce, l'ennesimo capolavoro in musica di Mike Portnoy alla batteria, e l'ennesima sfida sulle 7 note da parte di Petrucci e Moore, che in questo pezzo toccano vertici difficilmente raggiungibili (e raggiunti) dopo. Poco prima dell'incredibile break strumentale, peraltro, i nostri inseriscono una voce dal film 'Nuovo CInema Paradiso': "ora che ho perso la vista, ci vedo di più"...
4 - Surrounded Dopo una scorpacciata di note come la traccia 3, è il caso di rilassarsi un attimo. "Surrounded" è un brano più intimo, sussurrato, introdotto dalle tastiere di Kevin Moore e dalla voce vellutata di James; un mid tempo prog/rock, molto seventies nel mood e nei suoni di tastiere, forse il più semplice nella sua struttura ritmica. Degno interludio, visto quello che sta per arrivare...
5 - Metropolis pt.1 - The Miracle and the Sleeper Leggenda. Questa suite racconta, attraverso oscure metafore, la vita di ognuno, come una lotta alla conquista dell'amore, che è l'unica danza dell'eternità, l'unico motivo che ti può spingere ancora avanti in un mondo dominato da morte, sofferenza, rabbia.
L'aggiunta di quella "part 1" al titolo, peraltro, "rovinerà" la vita dei nostri, che saranno subissati di richieste di un seguito, da parte dei fans. Seguito assolutamente non previsto, ma poi realizzato, e alla grande, con quell'altro capolavoro targato 1999 che sarà
Scenes from a Memory.
Musicalmente parlando, ci troviamo di fronte alla summa definitiva di ciò che la musica dei Dream Theater è, e di ciò che il metal progressive sarà da quel giorno in poi. Strutture arzigogolate ci attendono proprio dietro l'angolo, ed ogni volta che la voce di James si placa, emergono dall'oscurità, come tentacolari mostri Lovecraftiani in attesa sul fondo dell'abisso. La sezione strumentale centrale è ormai passata al mito, con un susseguirsi di stop and go da infarto. Una suite che ha riscritto i canoni di un certo tipo di musica, un brano immortale che sopravviverà nel tempo.
6 - Under a Glass Moon. Un brano power/prog, dal riff orecchiabilissimo, potente e coinvolgente come pochi. Due parole vanno sicuramente spese per lo stupendo solo di chitarra di John Petrucci, forse il migliore mai registrato su un disco, dove il buon John mescola con apparente facilità tecniche diversissime, dal legato allo sweep al bending al tapping alle scale blues alla plettrata alternata all'uso della leva agli armonici.... Da perdere la testa! Come sempre, la tonalità della parte cantata è proibitiva, rendendo questo, come quasi tutti i brani di "Images and Words", un brano a dir poco impegnativo dal punto di vista vocale.
7 - Wait for sleep Più che un brano, un piccolo interludio per pianoforte e voce, quasi un'introduzione a quello che sta per venire.... I nostri si/ci concedono un attimo di riposo, modulando sui tasti di Kevin Moore un motivo melanconico, una boccata d'aria dopo la tempesta, un raggio di luna che illumina la pagnia del tuo diario. Giusto il tempo, aggiungeremmo, di allacciare di nuovo le cinture di sicurezza, per l'ultimo, definitivo, giro in giostra di "Images and Words"...
8 - Learning to Live E' la penna di John Myung, taciturno ed introverso bassista della band, a firmare questo ennesimo diamante della corona; un brano di 13 minuti e passa, nel quale le doti tecniche, esecutive ed interpretative dei Dream Theater risplendono del fulgore più alto; una creatura dalla bellezza sconvolgente, commovente nel suo raccontarsi, impressionante nel suo dipanarsi tra costruzioni sonore al limite del genio, trascinante nelle sue parti più smaccatamente metal, sbalorditiva nei suoi intrecci strumentali, epica e legendaria nel suo finale... Un pezzo di Storia della Musica, una perla rara in un disco di capolavori.
Images and Words è, insomma, una pietra miliare nel metal progressive. Un disco, peraltro, divenuto di lì a poco termine di paragone per tutta una generazione di musicisti; uno di quei capolavori assoluti con cui confrontarsi, con l'intima certezza che difficilmente potrà essere eguagliato. Il parto felice e (ad oggi) insuperato di 5 musicisti geniali, preparati, fortunati e meritevoli. Capolavoro assoluto.