Sono passate poche settimane da quando, una mattina, prima di uscire in macchina, ho guardato lo scaffale dei CD e ho pensato “
Iron Maiden”. Era davvero tanto tempo che il primo capolavoro dei Maiden non mi teneva compagnia: errore gravissimo, perché questo è un disco che ad oltre 30 anni dall’uscita è ancora in grado di coinvolgere ed emozionare con una forza impressionante.
E così, mentre la mia fidata Fiesta ballonzolava percossa dalle note di Iron Maiden, mi sono ritrovato a pensare che, in fondo, ogni nota di questo album era in grado di dimostrare che questi ragazzini della periferia di Londra sarebbero diventati ben presto qualcuno. Pensate cosa deve essere stato ritrovarsi in mano un disco così nel 1980, pensate alla sua potenza rivoluzionaria in una Londra dominata dal punk, in cui l’heavy metal trova finalmente la propria strada grazie ai Maiden e alle altre band di quella New Wave Of British Heavy Metal senza la quale la musica che amiamo non sarebbe certamente quella che conosciamo oggi.
Qui dentro trovate la forza dirompente di
Prowler, Transylvania e
Iron Maiden, le intricate
Phantom Of The Opera e
Charlotte The Harlot, le più dolci
Remember Tomorrow e
Strange World, la hit da classifica
Running Free: dalla prima all’ultima nota questo album trasuda storia dell’heavy metal. Per non parlare della riedizione masterizzata in cui trovano spazio anche
Sanctuary e
I've Got The Fire, altre due sassate in bocca giusto per gradire.
La voce approssimativa e sporca di Paul Di Anno si sposa alla grande con riff semplici ma di un’efficacia imbarazzante, dando vita a canzoni splendide e perfette. La nota malinconica delle semi ballad è un’altra caratteristica unica di questo album, anche perché mai più in carriera i Maiden sono riusciti a ritrovare questa magia nei pezzi lenti. E poi, sopra tutto, la vena sperimentale, quasi progressive in alcuni tratti e semplicemente rock and roll in altri, che contraddistingue le sezioni strumentali, sotto cui si “sentono” sudore, voglia di emergere ed una freschezza che anche a 30 anni di distanza ti fanno venire voglia di saltare e dimenarti.
Se non avete questo disco, sinceramente, mi dispiace per voi. Nel caso sia così sbrigatevi a rimediare, magari, se ne avete la possibilità, pensando al vinile, giusto per mantenere intatta la magia di un suono unico e piacevolmente “vecchio”. Se invece l’avete lì sulla mensola a prendere polvere andate a riprenderlo, coccolatelo un po’ e sparatevelo nelle orecchie a un volume disumano: l’unico volume adatto per ascoltare i capolavori dell’heavy metal e godersi tutta la loro grandezza. Senza pensare a niente se non a far viaggiare la testa, la “gambetta” e il cuore.