Eccolo qui, l’album che a mio parere rappresenta il meglio dell’era Dickinson, in cui i
Maiden tutti esprimono al meglio tutte le proprie capacità, la propria vena creativa, il proprio credo compositivo e tutto il resto che un disco può esprimere quando si è all’apice del proprio splendore.
La doppietta iniziale è in grado di risvegliare i morti ben prima di No Prayer For The Dying, seguita dal ritorno in pompa magna dello strumentale, con una
Losfer Words prepotente e carichissima.
Flash Of The Blade è semplicemente perfetta e apre la strada all’epica
The Duellists e alla sua strofa indimenticabile.
Back In The Village è secondo me un capolavoro assoluto, colpevolmente trascurato sia dai fan che dalla band, mentre la chiusura del disco è di nuovo da standing ovation con
Powerslave e
Rime Of The Ancient Mariner: metal, poesia, esoterismo e chi più ne ha più ne metta.
Con questo gigantesco album si chiude a mio parere il ciclo dei capolavori Maiden e si apre quello degli ottimi dischi.
Poco male, la storia è ormai scritta a caratteri cubitali nel granito.
Se i Maiden sono la più grande metal band della storia è merito di Powerslave e dei quattro dischi che lo precedono: semplicemente, CINQUE ALBUM DELLA MADONNA.